
Da sempre uno tra i principali motivi che rendono particolarmente interessante la Musikfest Stuttgart è senz’ altro la varietà delle proposte di programma. Accanto al repertorio bachiano e alla musica classica, gli appassionati durante la rassegna hanno la possibilità di assistere a serate che accostano vari generi, in una programmazione estremamente diversificata e innovativa. Si tratta di un aspetto che da sempre costituisce uno tra i punti caratterizzanti del festival organizzato dalla Internationale Bachakademie Stuttgart e che naturalmente è stato evidenziato in maniera particolare nel cartellone di quest’ anno, il cui motto è #geschmacksache. Il primo di questi appuntamenti si è tenuto nel cortile della sede della Klett Verlag, una ditta fondata nel 1897 che costituisce uno tra i principali gruppi editoriali di Stuttgart ed è specializzata nella produzione e stampa di testi scolastici e materiale didattico. Protagonista della serata era la band berlinese Die Couchies, un trio composto da violino, chitarra e contrabbasso che con il suo particolare format di programmi si dedica a far rivivere lo spirito della musica swing, quella particolare forma di jazz ritmicamente indiavolato che caratterizzò in maniera irresistibile gli anni Venti e Trenta del secolo scorso.

I tre musicisti berlinesi (Hank Willis al violino e occasionalmente al mandolino, Colt Knarre al contrabbasso e Charlene Jean, cantante dai mezzi vocali notevoli e chitarrista) hanno presentato una indovinatissima scelta di brani che alternava quasi dimenticati brani Schläger della prima metà del Novecento con autentiche canzoni swing americane e brani di propria composizione. Era una perfetta rievocazione del clima di certe serate che caratterizzavano la Berlino degli anni Venti con la sua autentica esplosione di vita: una vera e propria primavera culturale dove la parola d’ordine era carpe diem, un tripudio di arte, pensiero e creatività. Era il decennio delle audaci tele espressioniste, della creatività in editoria, del Bauhaus, dei pionieri della psicologia, dei cosiddetti “drag balls”, del cabaret, di Metropolis, e di esperimenti audaci in campo cinenatografico e teatrale che furono simboleggiati dalla figura di Marlene Dietrich. Gli artisti più importanti dell’ epoca (Bertolt Brecht, Otto Dix, Max Liebermann, Erich Kästner, Joachim Ringelnatz, Billy Wilder e altri ancora) si incontravano al Romanische Café sul Kurfürstendamm mentre Josephine Baker portava in Germania il charleston con la sua apparizione nel 1926 al Nelson-Theater sul Ku’damm. Il programma presentato dai Die Couchies riusciva a rendere molto bene l’ atmosfera di una serata musicale in questo stile, dal tono rilassante ma anche di grande gusto e raffinatezza, grazie alla bravura tecnica davvero notevole dei tre strumentisti che si sono esibiti in vorticosi assoli sul sottofondo di una base ritmica frizzante e perfettamente calibrata. Decisamente, era proprio questo il tipo di concerto che ci voleva per celebrare il ritorno alla normalità e il pubblico intervenuto numeroso per quanto lo consentono le attuali misure di sicurezza, si è molto divertito ed ha espresso il suo apprezzamento applaudendo a lungo i tre protagonisti della serata.