Arrivederci Claudio!

Foto ©Cordula Groth

Foto ©Cordula Groth

La notizia della scomparsa di Claudio Abbado, spentosi stamattina nella sua casa di Bologna, non mi ha purtroppo colto di sorpresa. Dopo gli appuntamenti di questa estate a Lucerna, il Maestro aveva infatti cancellato tutti i suoi impegni successivi, inclusi i due concerti che avrebbe dovuto tenere qui in Germania nel novembre scorso, a Dortmund e Baden Baden. La recente notizia della chiusura dell’ Orchestra Mozart, il suo ultimo progetto musicale, era giunta come un ulteriore sinistro presagio di un destino che stava inesorabilmente per compiersi. Premesso questo, è difficile esprimere con parole adeguate il colpo durissimo che questa perdita costituisce per il panorama culturale italiano e mondiale. Cosa abbia rappresentato la lezione di Claudio Abbado lo sappiamo tutti e comunque la discografia e il web mettono a disposizione decine e decine di documenti audio e video da analizzare e commentare. Per quanto mi riguarda, nello stendere queste righe mi tornano alla mente le tante serate indimenticabili vissute in prima persona a partire dal 1975, prima alla Scala e a Venezia e poi a Londra, Vienna, Parigi, Salisburgo, Ferrara, Berlino e infine Baden Baden, dove ho ascoltato Abbado per l’ ultima volta. Fu nell’ ottobre 2011, quando il Maestro portò al Festspielhaus la sua formidabile Lucerne Festival Orchestra, con la quale eseguí una fenomenale interpretazione della Quinta Sinfonia di Bruckner, una di quelle esecuzioni destinate a rimanere come pietre miliari nella storia. Questa fu per me la tappa conclusiva di un percorso pluridecennale di ascolti, durante il quale ho avuto la possibilità di studiare l’ evoluzione di una figura direttoriale che ha rappresentato, per me e quelli della mia generazione, un punto imprescindibile di riferimento.

Tentando di tracciare un quadro d’ insieme, direi che l’ attività di Claudio Abbado, in parallelo con quella di un altro musicista di altissimo profilo come Riccardo Muti, si riallaccia direttamente sotto diversi aspetti al lavoro compiuto da Arturo Toscanini e Victor De Sabata per mettere in rilievo i legami della cultura musicale italiana con la grande tradizione strumentale europea, secondo una concezione che apparteneva anche a direttori come Dimitri Mitropoulos ed Herbert Von Karajan. Il direttore milanese apparteneva infatti alla categoria dei costruttori di orchestre, se mi si consente una definizione un po’ rozza. Intendo dire che Abbado era abituato a plasmare e modificare le istituzioni con cui lavorava, sia per quanto concerne il suo lavoro sul podio che dal punto di vista della programmazione d’ insieme. In questo senso vanno considerate le sue straordinarie interpretazioni verdiane e rossiniane degli anni scaligeri, insieme a quel Boris di incredibile potenza tragica che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nella storia esecutiva di quest’ opera, la completa riorganizzazione delle stagioni durante il suo lavoro come Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker e in senso più generale un concetto del far musica inteso come attività comune. Non a caso, Abbado ha sempre sottolineato la fondamentale importanza dell’ ascoltarsi reciprocamente come concetto di base del suonare insieme.

Claudio Abbado con Shirley Verrett e Piero Cappuccilli dopo la prima del Macbeth, alla Scala il 7 dicembre 1975

Claudio Abbado con Shirley Verrett e Piero Cappuccilli dopo la prima del Macbeth, alla Scala il 7 dicembre 1975

Una carriera così esemplare e ricca di significato non è forse stata da tutti  completamente apprezzata per quello che ha prodotto. In questo senso,  mi colpiscono molto le reazioni che sto osservando in queste ore: musicisti e melomani affranti – a cui si aggiungono anche tante persone comuni – che esprimono e condividono il proprio dolore per la scomparsa di un artista straordinario, ma anche troppa gente di cultura “superiore” che mostra di fregarsene  e di non comprendere minimamente quale perdita rappresenti per il nostro paese la scomparsa di un musicista come Abbado: trovo che a molti di loro manchi tristemente proprio la consapevolezza di ciò che ho appena provato a descrivere. Sembra brutto e retorico il dirlo, ma con il Maestro se ne va tutta una concezione del far musica, di promuoverla, di usarla come fonte di crescita e di emancipazione sociale e culturale. Se ne va anche un modo di intendere la professione di musicista, praticata  senza quell’ irritante falsa modestia che io trovo insopportabile, ma anche senza contribuire minimamente al culto della propria personalità, lasciando che fossero altri a farlo e magari sorridendoci su. Adesso, tutto questo si è concluso, forse per sempre.  Ma la lezione di Abbado rimane affidata a tutti i musicisti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, in particolare a quelli che il Maestro ha personalmente contribuito a formare nelle orchestre giovanili per le quali ha speso tanta parte della sua attività.

Per il momento, questo è tutto ciò che mi sento di dire. Ma consentitemi di chiudere il post levandomi il proverbiale sassolino dalla scarpa. Sarebbe a mio avviso molto opportuno che tutti coloro i quali hanno calunniato il maestro Abbado quando era vivo, dicendo il falso sul suo conto in molteplici occasioni, ultima delle quali la sua nomina a senatore a vita, si astenessero, se non altro per buon gusto e decenza, da qualsiasi dichiarazione sulla sua morte. Purtroppo, però, so che la mia è destinata a rimanere una speranza infondata. Comunque, la cosa non ha poi molta importanza. Claudio Abbado è ora nella storia della grande musica, là dove le becere esternazioni dei vari Pigi Battista, Sallusti, Salvini, Nazzareno Carusi, Filippo Facci e di tutti gli altri miserandi figuri assortiti che hanno vanamente cercato di sporcare la sua figura  con la loro immondizia verbale, non possono giungere.

Arrivederci Claudio… come scrive Shakespeare nel finale di Hamlet:

“Now cracks a noble heart. Good night sweet prince:
And flights of angels sing thee to thy rest!”

Claudio Abbado con Martha Argerich a Berlino nel 1967

Claudio Abbado con Martha Argerich a Berlino nel 1967

11 pensieri riguardo “Arrivederci Claudio!

  1. D’accordo su tutto. Credo che non si dovrebbe piangere tanto per la sua scomparsa quanto per il fatto che il maestro se n’è andato, apparentemente, senza lasciare un erede. Chi raccoglierà l’eredità di quella sua “concezione del far musica”?

    "Mi piace"

  2. Caro Gianguido,
    la scomparsa di Claudio Abbado lascia in tutti noi musicisti un vuoto immenso, per la sua figura gigantesca,come musicista ma anche e soprattutto come uomo, caratteristiche ben chiare ai Berliner Philarmoniker quando si sono trovati ad operare una scelta su chi potesse prendere il timone della prestigiosa orchestra dopo la scomparsa di Herbert Von Karajan….come dimenticare il tributo osannante che gli è stato riservato da pubblico e orchestra dopo l’ultimo concerto da lui diretto alla guida dei berlinesi?? Per quanto riguarda l’accozzaglia di mentecatti legaioli e berlusconiani che perdono sempre l’occasione per fare bella figura tacendo, nell’indignarmi non mi stupisco comunque più di tanto: fanno parte della corrente di pensiero del già ministro dell’economia che sosteneva che con la cultura non si mangia….un caro saluto

    "Mi piace"

    1. Dai porci io mi aspetto solo grugniti, la cosa era prevista. Ma mi hanno fatto girare le scatole anche i pensosi commenti dei cosiddetti “uomini di cultura”. Piuttosto che gli sproloqui degli intellettuali io preferisco il commento di Eros Ramazzotti sulla sua pagina Fb. “Ciao Claudio, porta la grande musica in cielo!”
      Saluti anche a te.

      "Mi piace"

  3. Caro Mozart, bello e commovente il tuo intervento; la notizia ce l’aspettavamo certo, ma il vuoto che la scomparsa di un grande musicista e un grande uomo come Abbado lascia è comunque molto doloroso. Intristisce l’incapacità di questa Italia cafona e coatta di rendere il giusto ultimo omaggio a una tale uomo. Aspetto di vedere se almeno la TV di stato, quella dei 14 canali in chiaro, quella della maggior offerta d’europa come si autodefinisce, quella che si fa pagare dai contribuenti avrà il buongusto o almeno la decenza di ricordare e trasmettere qualche registrazione d’archivio.

    "Mi piace"

    1. Nel 1989, alla morte di Karajan, l’ ORF rivoluzionò il palinsesto. In questo porco Paese, la morte di un musicista non viene onorata con un programma in prima serata, neanche se questo musicista si chiama Claudio Abbado!

      "Mi piace"

  4. Sulla grandezza dell’interprete Abbado non c’è da discutere (mi rammarico solo di averlo potuto ascoltare dal vivo solo una volta, a Padova, qualche anno fa). Per quanto mi riguarda, neanche sulla caratura dell’uomo, che ha sempre manifestato con assoluta coerenza idee politiche che non condividevo per nulla. Ma solo il fatto che le abbia sempre sostenute, con i chiari di luna che vanno via, gli fa onore. Magari, mi piacerebbe anche che non si definisse “mentecatto” qualcuno che non vota come piace a noi. Io sono sempre stato berlusconiano e mai ho messo in dubbio le doti di interprete di Abbado solo perché non la pensava come me. Ammetto onestamente che sono fra quelli che ritennero non del tutto opportuna la sua nomina a senatore a vita; non certo per il fatto che egli non abbia illustrato a sufficienza l’Italia, ché anzi, se c’era qualcuno che meritasse tale titolo era sicuramente lui. Ma mi fermo qui, non vorrei accendere flame, oltretutto in un blog che leggo sempre molto volentieri.
    Mi limito a far notare (come già fatto da Aureliano) l’ignobile comportamento della TV pubblica, per la quale fra qualche giorno pagherò il canone: nulla in prima serata, un teatrino abbastanza miserabile nel salotto di Vespa, con un paio di ospiti di cui, francamente, non si sentiva la mancanza. Mi si dice che l’omaggio sia andato in onda su Rai 5: mi fa piacere, ma dove abito io quel canale (alla faccia del servizio pubblico e del canone) non si riceve. Meno male che ci ha pensato, benemerita, la solita Radio Tre, che non è più quella di una volta, ma almeno in certe circostanze tiene validamente il punto. Comunque, sempre troppo poco.

    "Mi piace"

    1. Ciò che scrivi è giusto, ci mancherebbe. Le posizioni politiche non hanno nulla a che fare col valore dell’ artista. Per quanto mi riguarda, il mio idolo assoluto tra i direttori è Karajan e non mi interessa minimamente il suo passato di membro del Partito Nazista. Sono anche un deciso estimatore di Christian Thielemann, che non fa mistero delle sue posizioni politiche di estrema destra. Però, vedi, una cosa sono le divergenze politiche e un’ altra gli attacchi e le offese personali. Abbado è stato insultato con accuse false di evasione fiscale e di residenza fittizia a Montecarlo e io questo non posso dimenticarlo. Per il resto, approvo incondizionatamente il tuo intervento.
      Ciao!

      "Mi piace"

  5. Caro Gianguido……hai scritto quello che avrei voluto dire anch’io …se
    ne fossi stato capace “Basta con queste ubbie….grettebn en piccine!” UGO

    "Mi piace"

    1. Stasera sto ascoltando la registrazione della fantastica Italiana in Algeri che tu hai cantato con lui alla Scala. Una serata che appartiene alla leggenda del teatro lirico, anche per merito tuo!

      "Mi piace"

I commenti sono chiusi.