Forum am Schlosspark – Mischa Maisky e Pietari Inkinen

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Mischa Maisky appartiene senza alcun dubbio ai miti viventi della musica classica. Allievo di altre due figure leggendarie come Gregor Piatigorsky e Mstislav Rostropovich, il settantaseienne cellista nato nella odierna Lettonia, emigrato in Israele come perseguitato dal regime sovietico e oggi residente a Waterloo, da decenni incanta i pubblici di tutto il mondo con la passionalità romantica del suo modo di suonare, intensissimo e coinvolgente. Il suo concerto a Ludwigsburg con la Deutsche Radio Philharmonie diretta da Pietari Inkinen era attesissimo dal pubblico di queste parti e infatti il Forum am Schlosspark, esaurito da diverse settimane, era pieno sino all’ ultimo posto. Mischa Maisky in questa esibizione ha suonato uno tra i capisaldi del suo repertorio: il Concerto N° 1 in mi bemolle maggiore op. 107 di Dmitri Schostakovich, composto nel 1959 in soli quaranta giorni e dedicato dall’ autore al maestro di Maisky, il grande Mstislav Rostropovich, che lo presentò al pubblico il 4 ottobre dello stesso anno nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrad, sotto la direzione di Jevgeny Mravinsky. Come nel caso della Decima Sinfonia e dell’ Ottavo quartetto, questo lavoro contiene ripetute citazioni del tema DSCH (re-mi bemolle-do-si secondo la notazione con nomi di Guido d’ Arezzo) che riproduce le iniziali del nome di Shostakovich e che l’ autore inserisce anche qui ripetutamente come una sorta di firma, evidenziate in maniera assai ben definita.

Mischa Maisky conosce tutti i segreti di questa partitura, trasmessigli dal suo insegnante, e la sua interpretazione, documentata dal celebre disco inciso nel 1994 con la London Symphony Orchestra diretta da Michael Tilson Thomas, è unanimemente considerata di riferimento. L’ incredibile intensità che il virtuoso di Riga sa conferire al suo modo di suonare faceva letteralmente aprire un mondo di immagini e sensazioni dietro ogni nota, soprattutto nella struggente cantabilità del Moderato e nella lunga cadenza solistica che funge da terzo movimento. Mischa Maisky ha concluso con una spettacolare e scattante esecuzione del Finale, perfettamente azzeccata nell’ incisività ritmica e nella graffiante scelta dei timbri, un’ interpretazione davvero entusisamante per maturità e organicità di impostazione complessiva, servita a meraviglia dalla direzione di Pietari Inkinen. Il pubblico del Forum, letteralmente stregato dalla bravura dell’ artista, ha chiesto e ottenuto tre fuori programma, dei quali mi ha colpito particolarmente la trascrizione per violoncello dell’ aria di Lensky dall’ Eugene Onegin, suonata da Maisky con straordinaria intensità di canto.

Pet quanto riguarda la parte prchestrale del programma, conosco bene Pietari Inkinen da quando ha iniziato a lavorare qui a Ludwigsburg e lo considero un direttore preparato e di autentico talento, dal gesto fine ed elegante oltre che dallo sviluppato gusto per il bel suono, che qui da noi ha ampiamente dimostrato la sua capacità di ottenere esecuzioni qualitativamente di ottimo livello. In questa serata il quarantaquattrenne maestro finlandese era sul podio della Deutsche Radio Philharmonie, orchestra nata nel 2007 dalla fusione delle due formazioni radiofoniche di Saarbrücken e Kaiserslautern della quale Inkiner è Chefdirigent da sette stagioni e lo sarà sino alla scadenza del suo contratto nel 2026 quando lascerà il posto a Josep Pons. Una formazione senza dubbio di buona qualità dal punto di vista della compattezza e precisione esecutiva, ma non particolarmente dotata per quanto riguarda la qualità complessiva del suono. Dopo una bella e intensa esecuzione, in apertura di programma, del Preludio dalla Chowanschtschina di Mussorgsky, molto apprezzabile per la delicatezza trasparente delle sonorità ottenute da Inkinen che dirigeva da seduto a causa di un infortunio, e dopo aver impostato un bel dialogo musicale con Mischa Maisky nel Concerto di Shostakovich, nella seconda parte della serata Inkinen e la Deutsche Radio Philharmonie hanno eseguito una intensa e scattante lettura della Settima Sinfonia di Beethoven, nella quale l’ orchestra ha risposto bene alle sollecitazioni della bacchetta realizzando un suono compatto e assai preciso per giustezza di attacchi. Successo assai vivo per una bella serata di musica, impreziosita dalla presenza di un artista di livello storico

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