Stuttgarter Ballett – Schwanensee

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Foto ©Stuttgarter Ballett

Tra le istituzioni culturali di Stuttgart, quella che gode di maggior prestigio internazionale è sicuramente lo Stuttgarter Ballett. Fondato nel 1961 come ensemble autonomo separato da quello del Württembergische Staatstheater e portato avanti grazie al lavoro di due figure leggendarie della danza, il coreografo sudafricano John Cranko e la ballerina brasiliana Marcia Haydée che fu la sua musa artistica e ne continuò l’ opera dopo la sua scomparsa, conquistò la fama a livello internazionale con una tournée negli USA nel 1969, accolta con entusiastici giudizi da parte della critica americana. Da allora lo Stuttgarter Ballett è considerato una tra le massime compagnie di balletto a livello mondiale. Figure illustri come quelle di Maurice Bejart, John Neumeier, Kenneth MacMillan, William Forsythe e Jiří Kylián hanno creato lavori per lo Stuttgarter Ballett e anche oggi l’ ensemble si avvale della collaborazione di tutti i massimi coreografi del mondo ed ha ricevuto decine di premi e riconoscimenti internazionali come il Laurence Olivier Award for Outstanding Achievement in Dance. Dal 1971 la compagnia forma i suoi nuovi elementi nella John Cranko Schule, intitolata al fondatore del balletto dopo la sua morte e che dal 2020 lavora in una nuova sede progettata dallo studio architettonico Burger Rudacs. Le rappresentazioni dello Stuttgarter Ballett sono seguitissime dal pubblico e vanno sempre esaurite con diverse settimane di anticipo, soprattutto quelle dei grandi lavori storici di John Cranko come Romeo und Julia, Onegin, Carmen, Der Widerspenstigen Zahmung e Schwanensee che sono tuttora in repertorio. L’ ensemble, oggi diretto dal danzatore e coreografo inglese Tamas Dietrich, compie regolarmente acclamate tournées internazionali in Europa, Asia e America continuando il suo ruolo di ambasciatore culturale della città di Stuttgart.

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Foto ©Stuttgarter Ballett

Pur non essendo un particolare appassionato di danza classica, anche se in passato ho avuto modo di ammirare dal vivo grandi ballerini come Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Carla Fracci, Margot Fontayn, Elisabetta Terabust e Alessandra Ferri, ogni tanto mi concedo il piacere di assistere a una delle rappresentazioni di questo meraviglioso complesso, in particolare quelle dei grandi balletti di John Cranko. Questa volta sono andato ad assistere alla ripresa di Schwanensee (Il lago dei cigni), una creazione da sempre considerata fra i massimi esiti artistici del celebre coreografo, creata nel 1963 e portata su tutti i grandi palcoscenici mondiali. Come ho già detto, non sono in grado di giudicare dal punto di vista tecnico il balletto classico ma sono rimasto ugualmente colpito in maniera profonda dalla purezza dello stile con cui Cranko in questa coreografia evoca l’ atmosfera incantata delle favola. Le scene e i costumi di Jürgen Rose ci mostrano un mondo ancora immune dalle storture mentali e dalla psicopatia del Regietheater esaltando al massimo il clima romantico evocato dalla musica di Tschaikowsky, che in questa partitura assolutamente geniale raggiunge uno tra i massimi esiti della sua produzione. Lo stile coreografico di John Cranko, basato su una gestualità lineare e profondamente espressiva, conferisce un impatto emotivo assolutamente straordinario allo svolgersi della vicenda evidenziando im maniera splendida gli aspetti introspettivi del racconto e mettendo perfettamente in evidenza la bravura veramente fenomenale dei ballerini dello Stuttgarter Ballett, tecnicamente tutti davvero di livello strepitoso. Non potendo menzionare per esteso tutti gli elementi di un ensemble in cui ogni danzatore possiede qualità da vero e proprio solista, devono essere nominate almeno Mackenzie Brown e Daiana Ruiz, interpreti degli assoli a due nel gruppo delle fanciulle cigno.

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Foto ©Stuttgarter Ballett

Per quanto riguarda i protagonisti, chi affronta i ruoli del principe Siegfried e di Odette/Odile deve confrontarsi con le interpretazioni di tutti gli artisti che hanno fatto la storia della danza classica. Ripeto ancora una volta di non essere uno studioso specialistico di questa disciplina, ma a livello emotivo sono rimasto profondamente impressionato dalla prova dei due giovani ballerini che raffiguravano l’ infelice coppia di amanti. Elisa Badenes, trentaduenne spagnola che dal 2013 ricopre il ruolo di prima solista della compagnia e nel dicembre scorso è stata insignita del titolo di Kammertanzerin, oltre che del prestigioso riconoscimento Dancer of the Year assegnatole dai critici della rivista specializzata inglese Dance Europe, ha mostrato una personalità da autentica artista di classe internazionale per la spettacolarità e la sicurezza del suo virtuosismo, che nel celebre assolo del Cigno Nero ha scatenato un’ ovazione trionfale del pubblico, oltre che per l’ intensità espressiva unita alla capacità di evidenziare al massimo sia la sentimentalità struggente di Odette che il carattere sfrontato e seduttivo di Odile. Henrik Erikson, giovanissimo ballerino svedese nato a Hongkong, cresciuto in Svizzera e allievo della John Cranko Schule, in questa ripresa debuttava nel ruolo di Siegfried e la sua freschezza di approccio unita a un’ intensa passionalità si integrava perfettamente con l’ interpretazione di Elisa Badenes. I pas de deux dei due innamorati mi sono sembrati davvero incantevoli per la perfetta coordinazione e l’ assoluta unità d’ intenti dei due danzatori. Ottima anche la prova di Clemens Fröhlich nella parte del mago Rotbart, reso come una figura di fredda malvagità. Merita una menzione anche la splendida resa della parte musicale da parte della Staatsorchester Stuttgart guidata dal maestro assiano Wolfgang Heinz, il direttore musicale dello Stuttgarter Ballett. Clima di festa in una Staatsoper esaurita sino all’ ultimo posto. Il pubblico, compreso chi scrive, si è lasciato affascinare dall’ atmosfera romantica della fiaba e durante tutta la recita ha applaudito intensamente gli assoli e i duetti sino alla fine, quando ha  tributato per più di dieci minuti intense ovazioni a tutti i protagonisti. Per quanto mi riguarda, è stata una piacevole esperienza e sicuramente in futuro tornerò più spesso a vedere gli spettacoli dello Stuttgarter Ballett.

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