Orchestra della Svizzera Italiana – Markus Poschner e Anna Vinnitskaja

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Foto ©OSI/FB

La Liederhalle ha ospitato la prima parte della tournée europea dell’ Orchestra della Svizzera Italiana, nell’ ambito della stagione del sodalizio StuttgartKonzert. L’ OSI, fondata nel 1935, era in origine l’ orchestra della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana e dal 1991 in poi ha acquisito una piena autonomia anche dal punto di vista finanziario. Il complesso vanta nella sua storia collaborazioni con personalità illustri come Strawinsky, Ansermet, Celibidache, Scherchen, Richard Strauss e con solisti rinomati come Arturo Benedetti Michelangeli e Martha Argerich, che dal 2002 ha fatto di Lugano la sede del celebre progetto a lei intitolato. L’ OSI dal 2015 ha come Chefdirigent il cinquantatreenne maestro bavarese Markus Poschner, direttore di ottima rinomanza internazionale che ultimamente ha ottenuto grandi successi con la sua interpretazione del Tristan und Isolde ai Bayreuther Festspiele e il suo lavoro con la Bruckner Orchester Linz, insieme alla quale ha realizzato una serie di CD molto apprezzati dalla critica. Nella beethoveniana Ouverture dalle musiche di scena dell’ Egmont, op. 84 che apriva il programma, Poschner ha dato una bella resa esecutiva per il fraseggio asciutto, nervoso e mobile nella scansione ritmica oltre che del tutto privo di eccessi retorici. A seguire, il Concerto N° 2 in do mnore di Rachmanivo che era il principale motivo di interesse del concerto per la presenza solistica di Anna Vinnitskaja. Conosco e apprezzo da anni la quarantenne pianista russo-tedesca che dopo la vittoria nell’ edizione 2007 del Concours Musical Reine Elisabeth di Bruxelles si è affermata in questi ultimi anni come uno tra i talenti pianistici più interessanti della giovane generazione. Nata a Noworossijsk sul Mar Nero, la Vinnitskaja ha iniziato a studiare in patria e a diciotto anni si è trasferita con la famiglia ad Hamburg dove ha concluso la sua formazione con Evgeni Koroliov, grande pianista russo celebre soprattutto per le sue interpretazioni di Bach. Dopo il primo premio ottenuto a Bruxelles e il Leonard Bernstein Award conseguito un anno dopo allo Schleswig-Holstein Musik Festival, la giovane pianista ha iniziato una carriera internazionale di primo piano, documentata da alcuni CD che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il Diapason d’ Or, il premio Choc du Mois della rivista francese Classica e l’ ECHO Klassik 2011 come Nachwuchskünstlerin des Jahres. Risultati senza dubbio notevoli per una musicista ancora giovane e che oltretutto dal punto di vista umano è una persona di grande semplicità, che nel tempo libero dagli impegni concertistici si dedica alla famiglia (è sposata e madre di due bambini), a far musica con gli amici in serate private e all’ insegnamento presso la Hochschule für Musik und Theater di Hamburg, dove è entrata a soli 29 anni come più giovane Professorin di tutta la Germania.

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Foto ©Mozart2006

In tutte le occasioni nelle quali ho avuto la possibilità di ascoltare Anna Vinnitskaja, la cosa che ho maggiormente apprezzato nel suo pianismo è la discrezione con cui utilizza i suoi notevolissimi mezzi tecnici in maniera assolutamente priva di esibizionismi, degna di una musicista assolutamente di alta classe. Sono qualità necessarie per una partitura come il Secondo Concerto di Rachmaninov, che è uno di quei pezzi in cui suonar bene non è sufficiente. In una partitura il cui fascino principale è costituito da una vena melodica sempre in delicato equilibrio tra la sincerità fervida e il kitsch, al solista si richiede un pizzico di arroganza, carisma e capacità di sbalordire senza per questo cadere nel sentimentalismo a buon mercato. Il pianismo di Anna Vinnitskaja, con il suo tono espressivo carismatico e coinvolgente, la sonorità che arrivava sempre a svettare in modo imperioso, il fraseggio dotato di quel pizzico di eccentricità che è assolutamente necessario per evidenziare le caratteristiche peculiari del Concerto in do minore, hanno prodotto come risultato un’ interpretazione ricca di carisma e davvero esemplare. Markus Poschner ha realizzato molto bene la parte orchestrale riuscendo a realizzare dinamiche e colori strumentali che si integravano alla perfezione con la sonorità della Vinnitskaja, bella di qualità e molto ben graduata nelle dinamiche con mezze tinte dolci e sfumate alternate a fortissimi rotondi e mai forzati. La chiusa spettacolare del terzo movimento ha acceso come sempre l’ entusiasmo del pubblico, che ha applaudito a lungo la pianista russo-tedesca.

Nella seconda parte, l’ esecuzione della Quinta Sinfonia di Tschaikowsky è stata diretta da Markus Poschner in maniera assolutamente esemplare per lo scrupoloso equilibrio dell’ architettura d’ insieme, il fraseggio fervido e appassionato ma assolutamente privo di eccessi retorici o cadute di gusto e lo squisito lavoro dinamico, con colori orchestrali cesellati e ricchi di raffinatezza contrapposti ai blocchi sonori del tema del destino che percorrono ciclicamente l’ intera partitura. Nell’ interpretazione del direttore bavarese, la Quinta di Tschaikowsky si presentacome un affresco unitario e indivisibile. Il clima cupo e minaccioso delle battute introduttive si trasformava gradatamente in un quadro drammatico a tinte forti, alle quali seguiva il canto fervido e pieno di passionalità del secondo movimento, introdotto in maniera tecnicamente impeccabile dal corno solista. Squisito il gioco di rubati con cui Poschner ha reso il Valse prima di lanciare l’ orchestra in un’ esecuzione accesa e drammaticissima del movimento finale, con un progressivo accumulo di tensione che preparava in maniera efficacissima l’ esplosione della battute conclusive. L’ orchestra luganese ha suonato in maniera molto corretta, ma in certi punti si notava una certa mancanza di spessore timbrico soprattutto nella sezione archi, carente di quella profondità di cavata necessaria per dare il massimo risalto alle linee melodiche. Ad ogni modo, un’ esecuzione notevole per coerenza e ricchezza di senso tragico, che il pubblico della Liederhalle ha applaudito a lungo, ottenendo in cambio come fuori programma una vivace e scattante esecuzione della Sinfonia da Il barbiere di Siviglia.

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