Ludwigsburger Schlossfestspiele 2022 – Festspiel Ouvertüre “No more war”

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Foto ©Reiner Pfisterer

Dopo due anni Jochen Sandig, il regista e manager nativo di Esslingen succeduto nel 2019 a Thomas Wördehoff come  Intendant dei Ludwigsburger Schlossfestpiele, ha potuto finalmente presentare il suo primo cartellone completo della rassegna. Il Ludwigsburger Schlossfestspiele, fondato nel 1932, è una delle rassegne musicali tedesche più antiche e rinomate. Ogni anno tra i primi giorni di maggio e la fine di luglio, il programma prevede una sessantina di serate sinfoniche, solistiche e cameristiche, oltre che teatrali e di altri generi spazianti dalla musica popolare fino all’ avanguardia e al jazz, con la presenza di interpreti di altissimo livello internazionale, dei quali molti hanno instaurato un regolare e duraturo rapporto di collaborazione. Anche per l’ edizione di quest’ anno, che segna la ripresa a pieno ritmo dell’ attivitá, il cartellone si presenta ricco di proposte interessanti, tra le quali si segnala una bella serie di concerti di musica sacra, oltre a recitals pianistici e serate di musica da camera tenuti da alcuni tra i nomi piú prestigiosi della scena concertistica internazionale, produzioni teatrali e manifestazioni itineranti che convolgeranno i luoghi più importanti del centro storico cittadino.

Tradizionalmente, l’ inaugurazione dei Ludwigsburger Schlossfestspiele è sempre dedicata a un concerto sinfonico tenuto dall’ orchestra del festival nel Forum am Schlosspark. L’ Orchester der Ludwigsburger Schlossfestspiele fu fondata nel 1972 da Wolfgang Gönnenwein, che fu il direttore artistico della rassegna dal 1972 al 2004, ed è composta da strumentisti provenienti dai migliori complessi della zona. Dal 2015 al 2019 il ruolo di Chefdirigent del gruppo è stato affidato a Pietari Inkinen, e in questa edizione l’ orchestra sarà diretta in pubblico per la prima volta da due donne: la messicana Alondra de la Parra per il Klassik Open Air che tradizionalmente conclude il festival e per la serata di apertura Oksana Linyv, la direttrice ucraina balzata di prepotenza alla ribalta internazionale lo scorso anno per il suo fulminante debutto sul podio dei Bayreuther Festspiele e da poco nominata Direttore Stabile del Teatro Comunale di Bologna. Una musicista di autentico talento e solidissima preparazione tecnica, destinata sicuramente a una carriera di primissimo piano.

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Foto ©Reiner Pfisterer

Per l’ edizione che segna il nuovo inizio dopo il buio periodo della pandemia è stato scelto il motto No more war, che in seguito agli ultimi avvenimenti internazionali ha assunto un valore ancora piú significativo, come hanno sottolineato nei loro discorsi introduttivi Jochen Sandig e l’ ex presidente federale Horst Köhler, che insieme alla moglie Eva Luise ha assunto l’ alto patronato della rassegna. Entrambi hanno voluto sottolineare particolarmente il ruolo della musica come elemento unificatore e di pace tra i popoli, al di là delle divisioni nazionalistiche. Queste parole hanno impreziosito ulteriormente il clima festivo della serata, tenutasi in un Forum am Schlosspark quasi completamente esaurito, con una gran parte del pubblico che aveva finalmente abbandonato le orrende mascherine, da noi non più obbligatorie a teatro da più di un mese, e un clima generale di festa, di voglia di musica e di dimenticare. In questa atmosfera il programma iniziava con il Concerto in la minore K. 488 di Mozart con il quarantacinquenne pianista israeliano Iddo Bar-Shaï come solista. Nato a Nazarethfinale , il giovane pianista ha studiato alla Rubin Musik Akademie di Tel Aviv con Pnina Salzman, e successivamente con il grandissimo Alexis Weissenberg. La sua carriera internazionale, oltre alle numerose partecipazioni a festival importanti come quello di Verbier, di Ravinia e La Folle Journée di Nantes, è documentata da una serie di CD, tutti accolti molto positivamente dalla stampa specializzata. Ottimamente sostenuto dall’ accompagnamento orchestrale, Iddo Bar-Shaï ci ha fatto ascoltare un buon Mozart, molto flessibile nel fraseggio e netto nell’ articolazione del tocco. Il celebre Adagio in fa diesis minore, una tra le più belle melodie mai uscite dalla penna del compositore salisburghese, è stato reso con grande nobiltà di canto e attenta gradazione delle dinamiche. Una prova positiva, anche se forse non proprio strepitosa a livello interpretativo.

Nella seconda parte del concerto, Oksana Linyv e l’ Orchester der Schlossfestspiele dovevano originariamente presentare la Sesta Sinfonia di Tschaikowsky ma la direttrice ucraina ha comunicato prima del suo arrivo che non se la sentiva di eseguire musica di un autore russo in questo particolare momento vissuto dalla sua patria. Pur non condividendo la sua decisione, il festival ne ha preso atto e dopo una lunga discussione la Linyv ha scelto di sostituire la Patetica con la Quinta Sinfonia di Mahler. Sicuramente una bella sfida per una formazione pur sempre di tipo stagionale come quella di Ludwigsburg, anche se guidata ai primi leggii da strumentisti appartenenti a formazioni sinfoniche autorevoli come la Staatsorchester Stuttgart e la SWR Symphonieorchester. L’ orchestra ha comunque superato in maniera pienamente soddisfacente una prova cosí impegnativa. Molto buona in particolare è apparsa la prestazione offerta dalla prima tromba e dal primo corno nei difficili assoli della Trauermarsch e dello Scherzo. Oksana Linyv, che tecnicamente è davvero una musicista di livello superiore, è riuscita a ottenere una resa di alto livello dal gruppo, guidato in maniera autorevole e carismatica tramite una gestualità secca e scattante. La sua lettura della Quinta di Mahler è stata sicuramente notevole, complessivamente molto interessante per il tono composto e privo di eccessi retorici, il severo splendore sinfonico delle sonorità nei primi due movimenti, l’ accuratezza nella realizzazione delle dinamiche e il respiro equilibrato del fraseggio, sempre misurato e ricco di gusto. Dal punto di vista interpretativo, la Marcia Funebre iniziale è stata resa con una sorta di stupefazione dolorosa e vinta, in un’ atmosfera di sonorità livide e angosciose. Molto ben graduata anche la resa drammatica nel secondo movimento in cui l’ esplosione parossistica del Corale affidato ai tromboni è stata preparata con un progressivo accumularsi della tensione, molto ben riuscito e ottimamente realizzato dall’ orchestra. Lo Scherzo era sicuramente pregevole per la flessibilità ritmica e la precisione ottenuta dalla direttrice ucraina nella difficile serie di interventi a incastro degli ottoni nel secondo Trio. Ottima anche l’ esecuzione del celebre Adagietto, tenuto a un tempo abbastanza lento e fraseggiato con notevole nobiltà espressiva, senza quell’ enfasi da intermezzo mascagnano che molti direttori conferiscono a questa pagina. Anche le complesse strutture contrappuntistiche del Finale sono state evidenziate in maniera molto lucida da Oksana Linyv, che ha concluso con una Coda dal tono intenso e serrato un’ esecuzione senza dubbio molto ben riuscita. Successo vivissimo per lei e per l’ orchestra. La rassegna di Ludwigsburg è iniziata davvero sotto i migliori auspici.

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