Stuttgarter Kammerorchester – “Aus Liebe”

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Foto ©Mozart2006

Anche la Stuttgarter Kammerorchester è tornata a far musica per il pubblico dopo la lunga pausa del lockdown, con quello che in origine doveva essere il nono e ultimo concerto della stagione in abbonamento. Anche in una Liederhalle massacrata dai ridicoli criteri di sicurezza attuali, con il foyer mezzo smontato in cui se vuoi un caffé te lo devi portare da casa e gli spettatori in attesa sotto il sole davanti all’ unico ingresso aperto (a proposito, qualcuno mi sa spiegare se è più sicuro dal punto di vista sanitario far attendere la gente in fila, fianco a fianco, per mezz’ ora oppure se non sarebbe più logico aprire tutti gli ingressi? Assurdo…) è stato comunque un grande piacere ritrovarsi, dopo tanto tempo, nella sala da concerto a cui sono legati un’ infinità di bei ricordi, per ascoltare un programma composto da tre capolavori di Richard Strauss e Richard Wagner. La prima parte del programma era dedicata al Sestetto per archi che Richard Strauss scrisse come introduzione alla sua ultima opera Capriccio, “Konversationsstück für Musik“ in un atto su un testo di Clemens Krauss basato su un’ idea originale di Stefan Zweig e che il compositore bavarese considerava come il suo testamento artistico. “Kein Stück für ein Publikum von 1800 Personen pro Abend. Vielleicht ein Leckerbissen für kulturelle Feinschmecker” notava a proposito di questa raffinatissima partitura Clemens Krauss, il grande direttore viennese che oltre a scrivere il libretto (al posto di Zweig che non poté stendere il testo per intervento del regime nazista) fu il primo esecutore dell’ opera il 28 ottobre 1942 al Nationaltheater München in una città già semidevastata dai bombardamenti alleati. Il Sestetto introduttivo per archi, che nella vicenda è opera del compositore Flamand e viene provato nella prima scena, venne poi anche eseguito separatamente come brano da concerto per disposizione dell’ autore, giustamente preoccupato di garantire una più ampia diffusione a un brano affascinante per il tono di rievocazione settecentesca in chiave romantica, quasi una reminscenza mozartiana vista con gli occhi di Brahms. Sotto la guida precisa di Thomas Zehetmair, che ha da poco esteso il suo contratto da Chefdirigent sino al 2025, gli archi della Stuttgarter Kammerorchester hanno messo in mostra il suono luminoso e l’ omogeneità di cavata che li hanno resi famosi, con gli assoli suonati in maniera autorevole da Susanne von Gutzeit, la Konzertmeisterin del gruppo, che ha tratto dal suo magnifico strumento, un Guadagnini del 1756, una serie di di timbri preziosi come poche volte è dato di ascoltare nelle esecuzioni di questa pagina.

Seguiva il ciclo dei Wesendonck Lieder, la celebre raccolta composta da Wagner su testi di Mathilde Wesendonck che rappresenta un vero e proprio studio preparatorio per la composizione del Tristan und Isolde, qui eseguita in una versione per voce e archi preparata da Gerhard Heydt. All’inizio degli anni 1850, Mathilde, moglie di un ricco e agiato borghese tedesco residente nei dintorni di Zürich, assistette a un’ esibizione di Wagner che dirigeva l’ Ouverture del Tannhäuser, e da quel momento in poi fu infatuata di lui. Il suo interesse sfociò in una relazione amichevole che portò a frequenti visite alla tenuta dei Wesendonck da parte di Richard e Minna, la sua prima moglie. Osservando l’ infatuazione, ma mantenendo il decoro, Minna sarebbe stata freddamente cordiale con Mathilde. Minna osservò la crescente frequenza delle visite non accompagnate di Richard a Mathilde e il 17 aprile 1858 intercettò un manoscritto che Richard stava inviando a Mathilde tramite un servitore; il manoscritto era il preludio del Tristan, con la dedica: “a Mathilde Wesendonck”. I contatti tra Wagner e Mathilde, come si sa, si interruppero bruscamente dopo che il marito di lei si accorse della tresca e il compositore, per l’ ennesima volta nella sua vita inseguito dai creditori, fu costretto a rifugiarsi a Venezia. In generale, l’ erotismo trattenuto che si alterna a momenti sublimi e onirici caratterizza i Wesendonck Lieder, nei quali Wagner ha messo a punto quel cromatismo insistito che conferisce il tono alla partitura del Tristan und Isolde. L’ esecuzione vocale era affidata a Okka Von Der Damerau, il mezzosoprano amburghese che in questi anni si va affermando come una tra le voci wagneriane più complete del momento. La cantante anseatica, che in questi giorni sta prendendo parte alla fortunata produzione del Tristan und Isolde alla Bayerische Staatsoper sotto la guida di Kirill Petrenko, possiede uno strumento vocale davvero notevole per uguaglianza timbrica in tutta la gamma, sonorità e squillo nelle note acute. Ma la Von Der Damerau possiede, oltre a tutto questo, un’ intelligenza tecnica che le consente di piegare la sua voce ampia e robusta a sfumature e sottigliezze di grande raffinatezza. Il risultato, in questa occasione, era un perfetto dominio della tessitura acuta e dei passaggi di slancio in Stehe Still, seguito poi dalla magnifica resa dei toni di estenuata e sognante visione onirica di Im Treibhaus, il Lied basato sulla musica del preludio al terzo atto del Tristan, e di Träume. Il prossimo anno, Okka Von Der Damerau fará il suo debutto nel ruolo di Brühnhilde alla Staatsoper Stuttgart e dopo quest’ ultima splendida interpretazione siamo tutti desiderosi di ascoltarla nella Walküre che farà parte del nuovo Ring diretto da Cornelius Meister.

Thomas Zehetmair e la Stuttgarter Kammerorchester hanno concluso il concerto con un’ appassionata lettura di Metamorphosen, il brano per 23 archi solisti che rappresenta lo struggente addio alla vita di Richard Strauss, che in questa partitura scritta in una Germania ormai agonizzante e terminata il 12 aprile 1945, diciotto giorni prima del suicidio di Hitler, esprime tutta la sua amarezza e il suo rimpianto per un mondo ormai irrimediabilmente perduto. In Metamorphosen la grande musica tedesca dell’ età, barocca, classica e romantica, compiange se stessa, austeramente canta la sua fine. In queste elaboratissime pagine, dal tono di austera e commossa rievocazione di un mondo finito per sempre, Strauss ha rinunciato ad ogni lirismo soggettivo, a tutti gli abbandoni melodici, agli incantesimi orchestrali, ai colori, di cui durante la sua carriera compositiva era stato insuperabile maestro. Questa grande composizione è in effetti un enigma, perché i suo contenuti sono l’ idea e il ricordo dell’ arte, il suo atemporale significato e valore, la tradizione delle forme sinfoniche, gli stili, le memorie emotive. Il tono intenso e commosso conferito da Zehetmair alla sua interpretazione, piuttosto mossa nei tempi e intensa nel fraseggio, era realizzato in maniera eccellente dalla Stuttgarter Kammerorchester. Successo vivissimo in una Liederhalle con tutti i circa 700 posti esauriti per le due repliche del concerto, in una serata che segnava un nuovo passo, speriamo importante, nella via del ritorno alla normalità dopo questi mesi di depressione.

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