Impressioni da Bayreuth – Tannhäuser

Foto ©Enrico Nawrath

Il secondo spettacolo a cui ho assistito nel mio viaggio di quest’ anno a Bayreuth era il nuovo allestimento del Tannhäuser firmato da Tobias Kratzer, che ha inaugurato questa edizione del Bayreuther Festspiele e anche alla seconda recita ha ricevuto un successo pressochè trionfale, con chiari consensi alla fine degli atti e quasi un quarto d’ ora di applausi alla conclusione, senza alcuno dei dissensi occasionali manifestati dopo la premiere. Tanto per essere chiari fin dal principio, la messinscena è piaciuta moltissimo anche a me quando ho visto la diretta streaming della prima e ancora di più nella visione in teatro, che naturalmente consentiva di apprezzare meglio le prospettive d’ insieme. Tobias Kratzer, trentanovenne regista nato a Landshut nel Niederbayern e formatosi alla Bayerische Theaterakademie August Everding, che in Germania si è fatto un nome soprattutto con la Götterdämmerung messa in scena al Badische Staatstheater di Karlsruhe e insignita del prestigioso Deutscher Theaterpreis DER FAUST, ha realizzato una messinscena che per forza espressiva del racconto scenico, audacia innovativa e coerenza ferrea di narrazione deve essere senza dubbio annoverata fra i migliori spettacoli wagneriani visti negli ultimi anni. Nella partitura wagneriana, eseguita nella versione di Dresden, il giovane regista bavarese vede e sente nella sua concezione scenica tutta la forza trasgressiva del Wagner più acerbo, giovane e rivoluzionario, sia dal punto di vista musicale che da quello sociale e politico, ed è questa la chiave con la quale va letto il suo allestimento, basato su immagini forti e provocatorie ma perfettamente coerenti con la narrazione e pienamente in sintonia con le caratteristiche del testo.

Foto ©Enrico Nawrath

A beneficio degli ignari, voglio qui descrivere sommariamente quanto si vede nella messinscena di Kratzer. Durante l’ Ouverture, un filmato ci fa vedere un vecchio furgoncino Citroen, sul quale viaggiano quattro artisti underground: un clown (Tannhäuser), una drag queen di colore (Le Gateau Chocolat), un ragazzo fisicamente deforme (Manni Laudenbach) vestito esattamente come il personaggio di Oskar Matzerath nel celebre romanzo Die Blechtrommel di Gunter Grass e una ragazza (Venus) in top scollato e pantaloni neri a paillettes. I quattro personaggi si dedicano ai flash-mobs e durante una delle loro scorribande uccidono un poliziotto investendolo col furgone. Anche a causa di questo fatto increscioso Tannhäuser, che si intuisce essere stato un artista di rango, passato alle esibizioni da strada per anticonformismo e voglia di nuove esperienze, è stufo di questa vita e decide di rientrare nel suo mondo. Lanciatosi dal furgone in corsa, si trova vicino al Festspielhaus dove stanno arrivando gli spettatori e il personale di scena; tra questi ultimi, riconosce i suoi ex compagni d’ arte che lo invitano a ritornare con loro.

Foto ©Enrico Nawrath

Il secondo atto si svolge su due piani scenici: Nella parte inferiore, la scena rappresenta la Sängerhalle auf der Wartburg esattamente come descritta nel libretto di Wagner, nella quale Tannhäuser incontra Elisabeth prima della gara di canto. La parte superiore è occupata da uno schermo dove scorrono immagini del backstage e a un certo punto, mentre cantano i protagonisti del certame, appare Venus venuta insieme ai suoi due compagni per riprendersi Tannhäuser. I tre penetrano nel Festspielhaus usando una scala per arrivare alla loggia, sulla quale appendono il manifesto delle loro scorribande con il motto FREI IM WOLLEN! FREI IM THUN! FREI IM GENIESSEN! ideato dal giovane Wagner ai tempi della composizione dell’ opera. Venus stordisce una corista, si traveste con i suoi abiti e si mescola ai paggi in scena per poi rivelare la sua identità quando Tannhäuser canta la sua esaltazione dell’ amore  sensuale. Vediamo poi nel video Katharina Wagner che, dopo essere stata avvisata da una corista, chiama la polizia. Tannhäuser viene arrestato dagli agenti proprio mentre grida “Nach Rom!” alla fine del concertato.

Foto ©Enrico Nawrath

Nel terzo atto una squallida cornice di lamiere e detriti costituisce lo sfondo su cui si consuma la tragedia dei protagonisti soli con i propri fantasmi, le proprie paure e angoscie in attesa di una impossibile redenzione. Wolfram si traveste da Tannhäuser per ottenere un minuto di sesso da una Elisabeth ormai mentalmente alienata dalla vana attesa del suo innamorato e che non riesce più a controllare i suoi atti di scarificazione autodistruttiva. Mentre il protagonista si ripresenta, fisicamente e mentalmente stremato, la scena ruota su sè stessa svelando una pubblicità di orologi di lusso il cui testimonial è proprio la drag queen che da  figura sovversiva è divenuta parte del sistema dello show-business. Dopo un’ altra fugace apparizione di Venus che è arrivata per distruggere il cartellone, Tannhäuser scopre Elisabeth morta dissanguata all’ interno della carcassa del furgoncino. La straziante immagine finale, con Wolfram che ricopre il corpo della ragazza sorretto da Tannhäuser in una posa che richiama quella della Pietà di Michelangelo, conclude in maniera commovente uno spettacolo che suscita emozioni di alta intensità e colpisce per la carica emotiva, il perfetto coordinamento fra video, recitazione e musica, la raffinatezza delle citazioni e del racconto scenico. 

Foto ©Enrico Nawrath

A tutti quelli che si sono scandalizzati per gli aspetti anticonformisti di questa produzione, vorrei ricordare che la storia esecutiva del Tannhäuser a Bayreuth è costellata di idee audaci e provocatorie. Nel 1904 Cosima Wagner scandalizzò il pubblico invitando a danzare nel Baccanale una personalità trasgressiva come Isadora Duncan; Wieland Wagner, nel suo allestimento del 1961 basato su una struttura scenica ridotta al minimo, trasformò Venus in una icona nera seminuda impersonata da Grace Bumbry e intorno a lei scatenò la brulicante, sensualissima, ardita fantasia coreografica di Maurice Bejart, e fu un altro scandalo; nel 1972 Gotz Friedrich mise in scena un’ orgia sado/maso nel Venusberg, fece recitare quasi nuda nella prima scena Gwyneth Jones che interpretava una minacciosa, bellissima Venus e una radiosa Elisabeth, vestì la Sängerhalle con i colori e i simboli dei partiti politici di ieri e oggi, e successe un autentico putiferio. ll clown e la drag queen messi in scena da Tobias Kratzer sono semplicemente l’ immagine di un mondo degenerato da cui Tannhäuser vuole riscattarsi. È un’ idea logica, che funziona benissimo e non ha proprio nulla di dissacrante. Tra l’ altro nel Baccanale, secondo le prescrizioni originali indicate da Wagner nel testo, il balletto prevederebbe: ninfe seminude inseguite da satiri eccitati, Leda sedotta da un cigno ed Europa sedotta da un toro, un groviglio di uomini, donne e baccanti che incitano alla lussuria. Se qualcuno mettesse in scena alla lettera una cosa del genere, ne nascerebbe probabilmente uno scandalo ben maggiore di quello suscitato oggi nei puristi dalla presenza di un clown e di una drag queen. Per quanto mi riguarda, io non sono un fan del Regietheater ma in questo caso lo spettacolo mi ha colpito profondamente e nel terzo atto addirittura commosso per la straziante intensità con cui Kratzer ha raffigurato la tragedia collettiva dei protagonisti.

Dal punto di vista musicale, la punta di diamante della produzione era la sensazionale Elisabeth del trentaduenne soprano norvegese Lise Davidsen, esordiente a Bayreuth. La voce è di primissimo ordine, lucente e timbratissima, con acuti che, a parte qualche occasionale durezza, hanno la facilità e lo squillo arrogante del vero Hochdramatischer Sopran wagneriano. Nel concertato finale del secondo atto, la voce della Davidsen svetta sull’ insieme con una disinvoltura persino irrisoria. Ma ancora più impressionante, in questa giovanissima artista, è la classe del fraseggio, il dominio perfetto della parola fino alle più piccole sfumature. Il tono di amarezza disillusa e spenta nella frase Er kehret nicht zurück! prima di un’ esecuzione della preghiera Allmächt’ge Jungfrau, hör mein Flehen! addirittura incredibile, per il tono di angoscia disperata e l’ intensità del legato, erano fra le cose migliori di un’ interpretazione assolutamente perfetta, probabilmente la migliore da me mai ascoltata di questo ruolo in teatro. Una vera rivelazione e una cantante da seguire attentamente nei prossimi anni, in possesso di tutti i requisiti per diventare il soprano wagneriano di riferimento che gli appassionati aspettavano da tempo. Quasi all’ altezza di questa superba interpretazione era il Wolfram di Markus Eiche, cantante dalla classe davvero di livello superiore, come sempre nobile nel fraseggio e magnifico nell’ esecuzione della celebre aria O du, mein holder Abendstern, cantata con un tono di amara e cruda disillusione perfettamente in linea con la raffigurazione scenica. Di livello elevato anche il Landgraf del basso danese Stephen Milling, dai mezzi vocali davvero imponenti, e il Walther vom der Wogelweide di Daniel Behle, come sempre ammirevole per intelligenza vocale. Con Tannhäuser e Venus il livello esecutivo era decisamente inferiore. Stephen Gould ha cantato i primi due atti con la solita indubbia resistenza vocale ma con un fraseggio monotono e parecchie durezze di suono. Migliore è stata l’ esecuzione del terzo atto, dove il tenore americano è riuscito a trovare alcune efficaci sfumature di fraseggio. La Venus di Elena Zdhikova, subentrata a un’ altra cantante poco prima della prova generale, era scenicamente molto appropriata ma la voce, di timbro decisamente sopranile e piuttosto vuota in basso, non appariva adeguata alle esigenze della parte.

Valery Gergiev alla seconda recita ha diretto in maniera molto migliore rispetto a una premiere costellata di varie imprecisioni negli attacchi e nella coordinazione fra buca e palco, risultate purtroppo evidenti nella diretta streaming. Evidentemente, il suo andirivieni durante le prove deve aver influito negativamente sull’ esito della prima. Nella rappresentazione a cui io ho assistito, le cose sono andate decisamente meglio e si sono potute apprezzare le buone idee interpretative, il timbro lussureggiante dell’ orchestra, il passo teatrale vivace e ben scandito, la sottolineatura dei colori strumentali. Dal punto di vista interpretativo, direi che la direzione di Gergiev non sembra particolarmente originale nel primo atto e prende quota a partire dal secondo finale, con un concertato davvero eccellente per grandiosità e ampiezza di respiro, seguito poi da un terzo atto decisamente notevole per le tinte strumentali cupe e livide che mettevano in ottima evidenza il compiersi della tragedia. Superba anche questa volta la prova dell’ orchestra e dello splendido coro diretto da Eberhard Friedrich, che si ergeva a ruolo di vero coprotagonista in tutta l’ opera. Tirando le somme, lo spettacolo senza dubbio valeva il viaggio soprattutto per la splendida messinscena e per la scoperta di una cantante che ha tutte le qualità per diventare una grandissima. Per quanto mi riguarda, posso dire che il mio soggiorno a Bayreuth è stato anche quest’ anno ampiamente soddisfacente.

4 pensieri riguardo “Impressioni da Bayreuth – Tannhäuser

  1. Grazie ancora Gianguido per queste preziose informazioni così minuziose e perfette. Dopo aver letto che hai visto la prima in streaming sono andato sul sito del Festival ma non avrei trovato nulla. Potresti dirmi come si procede?
    Grazie
    Francesco

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