Ludwigsburger Schlossfestspiele 2024 – Festspiel Ouvertüre

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Foto ©Reiner Pfisterer

Da giugno a settembre, la vita musicale tedesca è scandita dal succedersi dei numerosi festival presenti in tutto il paese. Tradizionalmente, la serie è aperta dai Ludwigsburger Festspiele che con i loro 92 anni di storia costituiscono la più antica rassegna musicale estiva della Germania dopo quella di Bayreuth. Ogni anno il programma prevede una sessantina di serate sinfoniche, solistiche e cameristiche, oltre che teatrali e di altri generi spazianti dalla musica popolare fino all’ avanguardia e al jazz, con la presenza di interpreti di altissimo livello internazionale, dei quali molti hanno instaurato un regolare e duraturo rapporto di collaborazione. Anche per l’ edizione di quest’ anno Jochen Sandig, il regista e manager nativo di Esslingen che dal 2020 ricopre la carica di Intendant, ha impaginato un cartellone ricco di nomi prestigiosi tra i queli spiccano quelli di Fazil Say, Klaus Mäkelä, il Quatuor Ébene, Renaud Capuçon e la Mahler Chamber Orchestra,  Asmik Grigorian, la Kammerorchester Basel, Alexandre Kantorow e Xavier de Maistre.

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Foto ©Reiner Pfisterer

La serata inaugurale dei Ludwigsburger Schlossfestspiele è sempre dedicata a un concerto sinfonico tenuto dall’ orchestra del festival nel Forum am Schlosspark. L’ Orchester der Ludwigsburger Schlossfestspiele fu fondata nel 1972 da Wolfgang Gönnenwein, che fu il direttore artistico della rassegna dal 1972 al 2004, ed è composta da strumentisti provenienti dai migliori complessi della zona come la SWR Symphonieorchester e la Staatsorchester Stuttgart, oltre che dagli insegnanti delle scuole di musica locali. Quest’ anno sul podio per la serata di apertura c’ era Ryan McAdams, quarantaduenne direttore statunitense originario di St. Louis, formatosi come assistente di Alan Gilbert e poi di Lorin Maazel, che aveva guidato il complesso nel Klassik Open Air della scorsa edizione mostrando di essere un musicista dotato di ottime qualità tecniche oltre che di un gesto chiaro, elegante ed efficace.

Dopo i consueti discorsi introduttivi e il saluto della Fanfare for the common man di Aaron Copland intonata dagli ottoni dell’ orchestra, il programma del concerto inaugurale proponeva la prima esecuzione tedesca del Concerto per viola e orchestra “I cannot love without trembling”, ultimo lavoro della quarantottenne compositrice canadese Cassandra Miller, dedicato al violista inglese Lawrence Power che in questa occasione è intervenuto ad eseguire la parte solistica. Come tutta la produzione di Cassandra Miller, si tratta di una partitura basata su citazioni di materiale preesistente, in questo caso i moiroloi del violinista e compositore greco Alexis Zoumbas provenienti dalla raccolta A lament for Epirus scritta fra il 1926 e il 1928. Le composizioni moiroloi si riferiscono ai lamenti funebri delle donne dell’ Epiro ed evocano il sentimento di xenatia (una parola greca che si traduce in inglese come “un catastrofico desiderio di casa”) tipico delle persone emigrate. Cassandra Mille utilizza questo materiale per una composizione in quattro tempi scanditi da citazioni di Simone Weil, che all’ ascolto senza dubbio intriga per il suo tono di arazzo sonoro in stile minimalista. Lawrence Power, che ha commissionato la composizione, la conosce ovviamente meglio di chiunque altro e la sua esecuzione è stata assolutamente ideale.

Nella seconda parte, introdotta simmetricamente alla prima dalla Fanfare for the Uncommon Woman N° 1 di Joan Tower, il programma comprendeva la Symphonie fantastique op. 34 di Hector Berlioz. Un accostamento intelligente, perché la partitura del compositore alvergnate costituisce un esempio paradigmatico di audacia sperimentale rispetto alla musica coeva soprattutto per gli incredibili effetti di una strumentazione che affascina ancora oggi per il suo sbalorditivo virtuosismo. Una partitura nella quale Berlioz impiega tutte le risorse di un linguaggio straordinariamente evoluto e di una tecnica orchestrale che costituisce uno dei punti fermi nella storia della musica sinfonica. Soprattutto la spettacolarità della prima parte e della conclusione dimostrano una volta di più la maestria incredibile del musicista francese nel creare effetti strumentali di profonda complessità e modernità, in un virtuosismo sinfonico e contrappuntistico che ha pochi paragoni tra gli autori della sua epoca. Ryan McAdams ne ha dato una lettura di taglio teso e drammatico, caricando molto bene le sonorità senza mai scadere nel bombastico e nella retorica, molto bene assecondato dall’ Orchester der Ludwigsburger Schlossfestspiele che ha superato molto bene tutti gli ostacoli e le difficoltà di una partitura obiettivamente ostica per qualsiasi complesso. Clima di festa in teatro e successo vivissimo.

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