Carmen Würth Forum – Yunchan Lim e Charles Dutoit

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Foto ©Ufuk Arslan

Era dall’ epoca del suo trionfo nella International Van Cliburn Piano Competition del 2022, all’ età di soli diciotto anni, che desideravo ascoltare dal vivo Yunchan Lim, il pianista sudcoreano che in quella occasione aveva sbalordito il pubblico di tutto il mondo e da allora ha inanellato una fulminante serie di debutti nelle massime sale da concerto internazionali e con le migliori orchestre americane oltre ad aver pubblicato da poco il suo primo album per la DECCA, con la quale ha sottoscritto un contratto di esclusiva. Non potevo quindi fare a meno di mettermi in viaggio per assistere alla sua esibizione con la Luzerner Sinfonieorchester a Künzelsau, cittadina situata nella regione Heilbronn-Franken, a nordest di Stuttgart, in cui ha sede la Adolf Würth GmbH, azienda specializzata nel commercio mondiale all’ ingrosso di prodotti per tecnologie di fissaggio e assemblaggio che oggi conta più di 83000 dipendenti. Il gruppo, fondato e guidato tuttora dalla famiglia Wurth, opera attivamente nel sostegno alle iniziative culturali tramite una fondazione e nel 2017 ha inaugurato il Carmen Würth Forum, un centro culturale progettato dall’ architetto inglese David Chipperfeld che ospita un museo di arte contemporanea e due sale da concerto in cui si svolgono stagioni con la partecipazione delle massime star musicali di oggi. Uno splendido edificio, forse leggermente complicato da raggiungere perché non troppo ben servito dai trasporti pubblici ma che val la pena di essere visitato per l’ alto livello delle proposte musicali come quella a cui io ho assistito e nella quale ho avuto la definitiva conferma della bravura del ventenne virtuoso sudcoreano in una magnifica interpretazione del Secondo Concerto di Chopin.

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Foto ©Ufuk Arslan

La serata valeva sicuramente il viaggio, perché Yunchan Lim ha affascinato il pubblico in un’ esecuzione di squisita e raffinata eleganza. I video della Van Cliburn Competition che si trovano su YouTube e hanno raggiunto altissime cifre di ascolto sino agli oltre 10 milioni di visualizzazioni per quello del Terzo di Rachmaninov eseguito durante la finale e inserito dal New York Times nella lista delle dieci migliori interpretazioni di musica classica del 2022, ci avevano dimostrato che oltre a due mani spettacolari questo ragazzino possiede una musicalità e un dominio del virtuosismo da autentico fuoriclasse. Nel Concerto in fa maggiore di Chopin, il giovanissimo pianista asiatico ha offerto una prova davvero superlativa di padronanza della tastiera e capacità di trarre una gradazione inesauribile di colori dallo strumento. Ne è risultata una lettura davvero affascinante in cui Yunchan Lim ci ha fatto ascoltare un’ autentica lezione di gradazione del tocco e gioco di polso, traendo dal pianoforte una varietà inesauribile di sonorità fluide e luminescenti. Stupenda in particolare la sottolineatura delle armonie cangianti nel movimento centrale insieme alla liquida iridescenza di certi preziosi passaggi in pianissimo, davvero da interprete di classe eccelsa. Anche l’ esecuzione del finale mi è sembrata notevole per finezza e sobrietà di fraseggio, oltre che per l’ estrema cura nella pedalizzazione e il tocco perfettamente sgranato nelle agilità di grazia. In aggiunta a tutto questo va sottolineata la bellezza del suono, potente, magistralmente controllato in tutto l’ arco dinamico e perfettamente rotondo anche nei fortissimi. Il pubblico ha applaudito in maniera entusiastica questo giovanissimo artista che ha dimostrato di possedere, in aggiunza alle prodigiose doti tecniche, anche una personalità musicale già chiara e definita che potrebbe permettergli di fare davvero grandi cose in futuro. E io, come nel caso del concerto di Eva Gevorgyan ascoltato alcuni giorni fa, alla fine pensavo che ho la massima ammirazione per questi ragazzi. Li abbiamo chiusi in casa per due anni durante la farsa Covid: mentre noi passavamo il tempo facendo il pane e guardando Netflix, loro studiavano come pazzi e adesso ottengono premi e riconoscimenti internazionali. In serate come questa, a cui io ho assistito con grande gioia, ci danno lezioni non solo di arte ma anche di vita.

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Foto ©Ufuk Arslan

Nella parte orchestrale del concerto era impegnata la Luzerner Sinfonieorchester, che con i suoi 218 anni di attività è la più antica formazione sinfonica svizzera e in questi ultimi decenni è stata portata ad alti livelli qualitativi dal lavoro di direttori stabili come Marcello Viotti, Jonathan Nott, Christian Arming, James Gaffigan e Michael Sanderling che ne è l’ attuale Chefdirigent. Sul podio per questa serata era l’ ottantottenne Charles Dutoit, musicista nativo di Lausanne che dopo gli anni di formazione accanto a personalità come Ernest Ansermet e Charles Münch ha svolto una carriera internazionale di primissimo piano collaborando con le migliori orchestre e i più grandi solisti, in particolare con Martha Argerich con la quale è stato anche sposato per alcuni anni. Il direttore elvetico ha offerto un bel sostegno strumentale alla parte solistica nel Concerto chopiniano dopo aver aperto la serata con un’ esecuzione molto pregevole del balletto Jeu de Cartes di Strawinsky in cui veniva fuori molto bene la tessitura raffinata, soprendente per virtuosismo e fantasia su cui si basa la partitura insieme al un sottilissimo gioco di cizazioni. Nella seconda parte Dutoit e la Luzerner Sinfonieorchester hanno presentato una bella esecuzione della Sinfonia Jupiter K. 551 di Mozart. Per vivacità, scorrevolezza e scrupolo analitico nella realizzazione dei passaggi più elaborati la lettura del musicista svizzero, basata su sonorità trasparenti e vibrato degli archi ridotto al minimo, si imponeva per la coerenza e il senso dello stile. A partire dal fraseggio teso e nervoso del primo movimento, esposto con una scelta di tempi molto vivace e ricca di slancio, il direttore elvetico ha trovato subito il giusto tono espressivo e una perfetta definizione dei contrasti. Molto ben riuscita anche la lettura dello splendido secondo movimento per la bella resa delle linee melodiche e la raffinatezza delle dinamiche. Oltre alla freschezza di fraseggio, ricercatezza di tinte strumentali e coerenza di concezione, la lettura di Dutoit si caratterizzava anche per le sonorità orchestrali morbide, sfumate e di grande trasparenza. Perfetta la resa dei passaggi contrappuntistici sui cui si basa il movimento finale, che la condotta di fraseggio impostata dal podio sottolineava splendidamente in tutti i particolari. Lunghi applausi alla fine di una bellissima serata, che il pubblico ha dimostrato di apprezzare in pieno.

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