SWR Symphonieorchester 2022/23 – Vilde Frang e Teodor Currentzis

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Foto ©swr.de

Teodor Currentzis è tornato a Stuttgart per il suo secondo appuntamento stagionale da Chefdirigent della SWR Symphonieorchester, con un programma che dopo le serate esauritissime alla Liederhalle e a Freiburg sarà eseguito anche in una breve tournée a Berlino e Vienna. La prima parte era dedicata al Concerto per violino e orchestra di Alban Berg, scritto nel 1935 come commemorazione della giovane Manon Gropius, figlia diciottenne del secondo matrimonio di Alma Mahler con l’architetto Walter Gropius, fondatore del Bauhaus. Berg, che era da lungo tempo in rapporti di amicizia con Alma, nel frattempo risposatasi con lo scrittore Franz Werfel, aveva un attaccamento speciale per la sfortunata Manon, malata di poliomielite. La sua morte lo aveva colpito profondamente e aveva fatto nascere in lui il desiderio di dedicarle il Concerto che stava scrivendo su commissione del violinista americano Louis Krasner. Solista per questa esecuzione era la trentaseienne norvegese Vilde Frang, una tra i migliori esponenti di quella generazione di giovani violinisti che mi porta spesso ad affermare come oggi lo strumento stia vivendo una vera e propria età dell’ oro. Tecnica assolutamente completa, suono di grande qualità timbrica, attraentissimo per rotondità, ricchezza di armonici e perfetta uguaglianza in tutta la gamma, fraseggio incisivo e flessibile sono le caratteristiche peculiari di una strumentista che indubbiamente va annoverata fra i massimi esponenti del panorama violinistico odierno. Vilde Frang dallo scorso anno suona uno dei più bei Guarneri del Gesù conosciuti, il celebre “Rode” del 1734 già appartenuto a Norbert Brainin e a Kyung-wha Chung, uno strumento assolutamente favoloso per bellezza e risonanza di timbro. Dopo aver ricevuto diversi premi discografici per le sue prededenti incisioni, la virtuosa norvegese ha recentemente pubblicato uno stupendo CD contenente il Concerto per violino di Beethoven e quello di Strawinsky, eseguiti insieme alla Deutsche Kammerphilharmonie Bremen diretta da Pekka Kuusisto, recensito in termini entusiastici dalla stampa internazionale.

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Foto ©swrclassic.de

Misurandosi con un brano come il Concerto di Berg, che richiede maturità interpretativa e personalità spiccata, Vilde Frang ha offerto qui una bellissima dimostrazione della sua classe. La struggente cantabilità delle linee melodiche, la splendida qualità di un suono prezioso nei suoi colori cangianti e la perfetta definizione dei particolari facevano di questa esecuzione un vero e proprio modello di penetrazione espressiva, magnificamente sottolineato da Currentzis che ha ottenuto dalla SWR Symphonieorchester timbri e dinamiche orchestrali di ricercata eleganza con con un fraseggio di ampio respiro e perfetto per equilibrio e cura delle dinamiche, culminante nell’ assoluta perfezione espositiva della citazione di ventidue battute dal corale Es ist genug dalla Cantata O Ewigkeit, du Donnerwort BWV 60 di Bach, resa con una tensione assolutamente emozionante, come poche altre volte mi è capitato di riscontrare nelle esecuzioni del lavoro berghiano. Una prova di assoluto rilievo, tra le migliori interpretazioni che io abbia ascoltato di questa straordinaria partitura.

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Foto ©swrclassic.de

Proseguendo nel loro lavoro comune sulla musica di Shostakovich, nella seconda parte del concerto Currentzis e la SWR Symphonieorchester hanno presentato la Sinfonia N° 8 in do minore op. 65, il secondo lavoro della cosiddetta “Trilogia di guerra”, scritta nell’ estate 1943. Una composizione impostata quasi come un requiem sulla tragedia del conflitto, che inizia con un Adagio di vaste proporzioni in cui il ruolo predominante è sostenuto dagli archi che, dopo un’ introduzione che ricorda quella della Quinta Sinfonia, espongono un motivo quasi bizzarro che sembra emergere a stento dall’ oscurità, seguito da un secondo tema anch’ esso inizialmente esposto dagli archi soli e scritto nella misura asimmetrica di 5/4. Subito dopo l’ inizio dello sviluppo, comunque, la musica cambia completamente tono tramite un’ ampia sezione di elevata drammaticità che inizia con accordi terribilmente tragici da parte degli ottoni, inframmezzati alla riesposizione del primo tema da parte dei violini e culminanti in un Allegro di potentissima intensità drammatica, con dissonanze di inaudita violenza. Segue un lungo, lamentoso recitativo del corno inglese che fa da ponte tra lo sviluppo e la ricapitolazione, per poi ricondurre al secondo tema in 5/4, dal tono quasi di una voce dall’ oltretomba. Questo vasto prélude noir, della durata di quasi ventisei minuti, è seguito dalla macabra ironia dei due Scherzi, un Allegretto dal tono sarcasticamente tragico e un Allegro non troppo in tempo tagliati dal tono decisamente più cupo, in entrambi i quali gli inserimenti improvvisi di brevi incisi tematici producono nette fratture nella struttura armonica di base. Nella morbida Passacaglia che costituisce il quarto tempo, Shostakovich evoca due sensazioni opposte di movimento temporale, con le cicliche riprese del tema nel basso contrapposte alle variazioni sviluppate sul medesimo, che conducono a una chiusa caratterizzata da un forte senso di drammatica inevitabilità. Il Finale, con il suo tono di graffiante ironia non costituisce comunque una conclusione positiva e sicuramente questo aspetto fu tra le cause principali della fredda accoglienza che la critica ufficiale riservò alla partitura dopo la prima esecuzione tenutasi il 4 novembre 1943 sotto la direzione di Yevgeny Mravinsky, a cui il lavoro è dedicato.

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Foto ©swrclassic.de

Teodor Currentzis ha diretto questa ampia e complicata partitura con tutta la sicurezza e la profondità di approccio derivate dalla sua lunga consuetudine con la musica di Shostakovich, autore del quale è considerato a livello internazionale tra gli esecutori più accreditati. Il maestro greco-russo ne ha realizzato un’ interpretazione perfettamente idiomatica dal punto di vista espressivo e stilistico, potentissima nell’ evocazione di un vasto e grandioso affresco drammatico e pressochè esemplare nella cura dei dettagli, servito a meraviglia dalla stupenda prestazione dell’ orchestra. Il magnifico legato e la superba cavata degli archi, l’ incisività e la penetrazione esibite da tutta la sezione degli ottoni e un suono d’ insieme splendido per rotondità e compattezza erano gli aspetti principali di una delle migliori prove tra quelle che la SWR Symphonieorchester ci ha fatto ascoltare negli ultimi tempi. Grande successo finale, con intense acclamazioni per l’ orchestra e il direttore. Continuando la tradizione introdotta da Currentzis nei suoi concerti, dopo una pausa abbiamo ascoltato un’ intensa esecuzione del Langsamer Satz für Streichquartett di Anton Webern, suonato da quattro strumentisti dell’ orchestra.

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