
Foto ©Stuttgarter Kammerorchester/FB
Lasciate finalmente alle spalle le follie pandemiche, la vita musicale tedesca ha ripreso il suo ritmo normale e, come vuole la tradizione, i quattro complessi sinfonici stabili operanti qui a Stuttgart hanno provveduto a introdurre musicalmente l’ inizio del nuovo anno. Dopo il Silvesterkonzert della SWR Symphonieorchester e i due Neujahrskonzerte tenuti dagli Stuttgarter Philharmoniker e dalla Staatsorchester Stuttgart, il primo dei quali è stato oggetto di un mio resoconto, la Stuttgarter Kammerorchester ha offerto agli appassionati il consueto Dreikönigskonzert, altro tipico appuntamento che tutte le orchestre tedesche propongono la sera dell’ Epifania per festeggiare la conclusione delle ferie natalizie. Per questo concerto, il management del complesso invita sempre un solista di rango e in questa occasione, la prima dopo tre anni di pausa, la scelta è caduta sul cinquantottenne tenore londinese Ian Bostridge, uno tra i più raffinati interpreti vocali odierni soprattutto nel repertorio liederistico. Nella sua esibizione, che occupava la prima parte del programma, il cantante britannico ha eseguito il ciclo Les Nuits d’ été di Hector Berlioz, scelta abbastanza inusuale in quanto il ciclo dei sei brani composti dall’ artista nativo di Côte-Saint-André su testi di Teophile Gautier solitamente è affidato a una voce femminile. In ogni caso l’ esecuzione di Ian Bostridge, che non avevo mai ascoltato dal vivo, mi ha confermato tutta la classe di questo cantante. La voce non è molta nè di primissima qualità, ma il tenore inglese la manovra con una perizia tecnica che gli consente di ammorbidire e flettere il suono realizzando perfettamente tutti gli effetti suggeritigli dalla sua fantasia di fraseggiatore davvero di gran classe, oltretutto dalla pronuncia francese assolutamente impeccabile. Sul podio Thomas Zehetmair, dal 2019 Chefdirigent della Stuttgarter Kammerorchester, ha assecondato alla perfezione la raffinatezza del fraseggio di Bostridge con un accompagnamento morbido, sfumato e attraente nel suo continuo trascolorare di sonorità. Ne è uscita un’ interpretazione davvero molto notevole di un ciclo che è tra le cose più fini e delicate mai scritte da Berlioz.

Foto ©Mozart2006
La seconda parte del programma iniziava con la prima esecuzione assoluta di Geometrie Spezzate, brano per diciassette strumenti ad arco che la Stuttgarter Kammerorchester ha commissionato ad Annachiara Gedda, trentaseienne compositrice italiana formatasi al Conservatorio Verdi di Torino, vincitrice di numerosi premi e autrice di una produzione abbastanza copiosa, comprendente opere sinfoniche, cameristiche e solistiche. Un brano molto ben scritto, gradevole e di non difficile comprensione, dalle sonorità molto attraenti nel loro continuo alternarsi di sfumature, che rivela una mano sicura nell’ impostazione oltre a uno stile di scrittura lucido e molto personale.

Foto ©Stuttgarter Kammerorchester/FB
La serata si concludeva con la celebre Sinfonia in si minore D. 759 di Schubert, la cosiddetta Unvollendete. Sotto la direzione attenta e lucida di Zehetmair, la Stuttgarter Kammerorchester ne ha realizzato un’ esecuzione accurata, con un Allegro Moderato di severa, contenuta drammaticità e una bellissima definizione delle linee melodiche nell’ Andante con Moto, perfettamente calibrato nella scelta dei colori. Una lettura sobria, di compostezza classica e caratterizzata da un fraseggio asciutto e privo di retorica, con colori strumentali chiari e trasparenti e un tono espressivo di morbida melanconia perfettamente adeguato al carattere della partitura schubertiana, a partire dalla trasparenza dei fiati che si sovrappongono alla frase di apertura esposta dagli archi bassi e dalla serena cantabilità conferita al tema principale del primo movimento esposto dai violoncelli. Eccellente, qui e nel secondo movimento, la prova della sezione archi per compattezza e ricchezza di armonici. Thomas Zehetmair ha trovato nella seconda parte fraseggi eccellenti per nobiltà di canto, flessibilità e puntigliosa sottolineatura del continuo trascolorare armonico che è la caratteristica principale della scrittura schubertiana in questo brano. Come fuori programma, Zehetmair ha presentato la sua ricostruzione, effettuata a partire dai numerosi abbozzi autografi lasciatici dall’ autore, dello Scherzo che avrebbe dovuto essere il terzo tempo della Sinfonia. Come tutte le operazioni di questo tipo, siamo naturalmente nel campo delle congetture ma la realizzazione del musicista austriaco suona plausibile e stilisticamente appropriata. Ottima conclusione per un concerto molto interessante, svoltosi in una bella atmosfera festiva e salutato da un caloroso successo di pubblico, intervenuto assai numeroso alla Liederhalle.