
Foto ©Stephan Rabold
Kirill Petrenko ha inaugurato la sua quarta stagione da Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker con la Settima Sinfonia di Gustav Mahler. Lo scorso anno io avevo fatto il viaggio fino a Berlino perché attratto dalla possibilitá di assistere in presenza al primo concerto con la sala piena dopo quasi un anno e mezzo di restrizioni covidose, questa volta invece ho preferito usufruire della splendida qualità sonora offerta dalla Digital Concert Hall, il sito che da più di tredici anni ospita le dirette streaming della compagine berlinese, in una qualità visiva e sonora che permette di valutare l’ esecuzione in maniera abbastanza completa.
Prima della serata, tra gli appassionati circolava una certa apprensione per le condizioni di salute di Petrenko, ancora convalescente dopo un infortunio che ha richiesto un’ operazione al piede destro e per questo motivo consigliato dai medici a dividere gli impegni di inizio della stagione con Daniel Harding, che dirigerà il secondo programma della consueta tournée estiva a Salzburg, Luzern e Londra. Sono bastate però poche battute del primo movimento per constatare che il direttore austro-russo non era minimamente limitato nella sua consueta mimica ampia e intensa, tanto da non usare quasi mai lo sgabello che era stato collocato sul podio a scopo precauzionale. Una volta constatato che il maestro appariva nel pieno possesso delle sue capacità gestuali, il concerto è andato avanti senza problemi sino al vero e proprio trionfo finale per Petrenko e i Berliner Philharmoniker apparsi ancora una volta in eccellente stato di forma.

Foto ©Stephan Rabold
La Settima è probabilmente la sinfonia più enigmatica e sfuggente composta da Mahler, un pezzo difficilmente definibile anche da punto di vista della tonalità d’ impianto, che molti indicano in mi minore e altri in si, e ricco di passi che anticipano nettamente le musiche dei compositori della generazione successiva. A questo proposito, può essere interessante far notare che alcune delle più grandi interpretazioni in assoluto della Settima Sinfonia sono state offerte proprio da direttori che praticavano assiduamente il repertorio contemporaneo; tra di essi, possiamo ricordare Hans Rosbaud, che firmò anche la prima incisione discografica del lavoro, Hermann Scherchen, Bruno Maderna e Pierre Boulez, la cui formidabile esecuzione ebbi modo di ascoltare dal vivo a Salzburg nel 1996, in un indimenticabile concerto con i Wiener Philharmoniker. Un fatto che appare pienamente logico se si pensa alla modernità incredibile delle soluzioni di scrittura ideate da Mahler in questo brano, uno dei suoi lavori artisticamente più maturi e compiuti.
Kirill Petrenko risolve l’ ambiguità drammatica delle atmosfere in bilico tra drammaticità, humour e mistero ideate da Mahler in una chiave decisamente positiva. Sappiamo da tempo come non ci sia mai nulla di banale o scontato nelle interpretazioni del cinquantenne maestro nativo di Omsk, e anche in questo caso si trattava di una lettura strana, molto inusuale e controcorrente. Il primo movimento è apparso leggermente attenuato nella drammaticità a favore di una scrupolosa evidenziazione analitica della struttura, in una progressione drammatica che si caricava gradualmente fino al tono quasi parossistico e brutale delle battute conclusive. Molto buona comunque mi è sembrata la resa di questo movimento dai complessi intrecci tematici e contrappuntistici, forse preso a un tempo leggermente troppo veloce per il mio personalissimo gusto ma delineato in maniera assai efficace dal punto di vista dell’ analisi strutturale e dell’ impeccabile evidenza con cui Petrenko ha sottolineato le soluzioni armoniche audaci e raffinatissime che caratterizzano la scrittura mahleriana in questo capolavoro assoluto.
Particolarmente pregevole mi è apparsa anche la resa del blocco formato dai tre movimenti centrali, nei quali erano da apprezzare senza riserve la lucidità di fraseggio e le sonorità asciutte e taglienti nelle due Nachtmusik e il tono di danza spettrale dello Scherzo ottenute da un’ orchestra in ottimo stato di forma, unite alla fluidità ritmica delle scelte di fraseggio. Eccellente anche la realizzazione di tutti i passi solistici, a partire da quello del corno tenore in si bemolle che espone il tema principale nelle battute iniziali, oltre a quella della sezione corni, impegnata a fondo nella Settima e magnifica per la purezza sonora e la perfetta intonazione. Per quanto riguarda il finale, la scelta interpretativa del direttore era decisamente di tono asciutto e antiretorico, in un’ atmosfera serrata e di esplosione gioiosa, ottimistica e fosforescente nei rilievi timbrici, nella quale la progressione ritmica era sottolineata al massimo anche grazie all’ assoluta assenza di enfasi. Dovendo riassumere, Petrenko ha messo in mostra una concezione del lavoro assolutamente non banale e realizzata con una perfetta coerenza di scelte. Una lettura, come sempre accade con Kirill Petrenko, di quelle che costringono a pensare, da accettare o rifiutare in blocco ma certamente non scontata. Magnifica come sempre è stata la prova dei Berliner Philharmoniker, che appaiono sempre più in sintonia con il loro Chefdirigent e hanno realizzato con una precisione millimetrica tutte le sue indicazioni. Successo assolutamente trionfale alla conclusione, come si è detto più sopra, con lunghi minuti di applausi per tutti.
Grazie per questo resoconto. Stasera andrò a Salzburg per assistere a questo stesso concerto.
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