Impressioni da Bayreuth 2022 – Tristan und Isolde

Bayreuther Festspiele 2022; Tristan und Isolde; Insz. Roland Schwab

Foto ©Enrico Nawrath

Per il mio consueto viaggio estivo a Bayreuth, quest’ anno ho scelto di assistere alla nuova produzione del Tristan und Isolde, rimandando a più avanti la visione del nuovo Ring la cui preparazione è stata molto condizionata dai cambi di cast e dal forfait causa Covid di Pietari Inkinen, il direttore designato originalmente. Con il forfait del maestro finlandese, la direzione della Tetralogia è passata a Cornelius Meister, previsto in partenza come concertatore del Tristan a cui è subentrato Markus Poschner, cinquantunenne nativo di München attualmente Chefdirigent della Bruckner Orchester Linz e dell’ Orchestra della Svizzera Italiana. Ed è stato davvero straordinario il risultato che il maestro bavarese è riuscito a ottenere in questa esecuzione, pur avendo potuto disporre di due sole prove con l’ orchestra. Una direzione che ha ricevuto le lodi di tutti i colleghi della stampa tedesca, ricca di teatralità e senso del canto oltre che splendidamente curata nei dettagli a partire dallo squisito pianissimo delle prime battute in cui gli archi introducono magicamente il celebre Tristanakkord, che la straordinaria acustica del Festspielhaus consentiva di percepire in tutta la sua bellezza. Nell’ interpretazione di Poschner, la vicenda di Tristan e Isolde diviene un dramma di passionalità esacerbante che passa dall’ ebbrezza erotica alla tragicità disperata con un calcolo perfetto dei cambi di atmosfera. Tra i momenti magici di questa direzione, sicuramente una tra le migliori da me ascoltate del capolavoro wagneriano, sono da citare il progressivo accumulo della tensione drammatica nel primo atto, la vera e propria esaltazione della Nacht der Liebe nel secondo, splendidamente introdotta dalle morbide sonorità dei corni e dal disperato parossismo dell’ invocazione alla Minne, la dolcezza straniante e triste della nenia del pastore che apre il terzo atto, stupendamente appoggiata sulle tinte scure e desolate degli archi, trapassante poi in un crescendo di straordinaria potenza tragica coronata alla conclusione da un Liebestod magistralmente diretto in un progressivo avvitarsi delle spire della linea melodica. In sintesi, una magnifica ed emozionante lettura, di profonda penetrazione espressiva, da parte di un direttore il cui talento musicale si è rivelato sicuramente quello di un grande del podio.

Bayreuther Festspiele 2022; Tristan und Isolde; Insz. Roland Schwab

Foto ©Enrico Nawrath

A fare da pendant alla magnifica lettura orchestrale, la regia di Roland Schwab, cinquantatreenne nativo di Saint Cloud allievo di Götz Friedrich e Ruth Berghaus, negli anni passati autore di apprezzate messinscene di Don Giovanni e Mefistofele alla Bayerische Staatsoper, è apparsa intelligente e non priva di logica oltre che esteticamente gradevole. Tutta la scena ideata da Piero Vinciguerra era basata su una pedana ovale posta al centro della scena e sormontata da una uguale apertura nella parte superiore, in cui proiezioni di nuvole e stelle facevano da sfondo a una serie di eleganti proiezioni raffiguranti l’ acqua nel primo atto e poi diversi altri effetti di luce davvero ben fatti e anche molto efficaci, come ad esempio la serie di luci accecanti puntate addosso al protagonista nella scena del monologo di Re Marke, trasformata quasi in una seduta psichiatrica conclusa da un elettroschock. Se non fosse stato per un paio di momenti che sfioravano il kitsch, come quello della coppia di anziani che giravano intorno all’ ovale durante il Liebestod sino a congiungersi sulle ultime battute della musica, si potrebbe parlare di una lettura scenica di riferimento. Ad ogni modo, lo spettacolo era assai gradevole da guardare, con una sua logica stilistica e non privo di raffinatezza nella cura della recitazione. Una regia che a mio avviso meriterebbe di essere documentata da un DVD, molto più di parecchie tra quelle viste negli ultimi anni.

Bayreuther Festspiele 2022; Tristan und Isolde; Insz. Roland Schwab

Foto ©Enrico Nawrath

Anche la compagnia di canto ha dato un contributo efficace alla piena riuscita di questa produzione. Stephen Gould è da anni una vera e propria colonna portante dei Bayreuther Festspiele in cui quest’ anno sostiene, oltre al ruolo di Tristan, anche quelli di Tannhäuser e Siegfried. Devo dire che io non ho mai apprezzato molto il timbro terroso e il perenne senso di sforzo che caratterizzano la vocalità del sessantenne tenore originario della Virginia, ma va riconosciuta la sua intelligenza nell’ amministrare le forze in una parte tra le più lunghe e faticose mai scritte in assoluto, sino ad arrivare con energia sufficiente a reggere senza problemi il tremendo terzo atto in cui ci ha regalato anche alcuni momenti di buon fraseggio nel tono amaro e disilluso dei monologhi. Un Tristan sicuramente non perfetto, ma oggi è molto difficile trovare di meglio in questa parte così ardua. Catherine Foster tornava a Bayreuth dopo la sua infelice prova come Brünhilde nel Ring di Frank Castorf e come Isolde la sua prova è stata senza alcun dubbio superiore. La quarantasettenne cantante inglese domina la tessitura della parte con sicurezza e la voce passa senza difficoltà la densa strumentazione wagneriana. Il tono rabbioso e l’ orgoglio della principessa nel primo atto erano splendidamente sottolineati, come anche la passionalità sovrumana, senza controllo del secondo atto per concludere con un Liebestod in cui la Foster svettava senza problemi sulla marea orchestrale, anche se dal punto di vista interpretativo il fraseggio mancava di abbandono alla situazione scenica.

Bayreuther Festspiele 2022; Tristan und Isolde; Insz. Roland Schwab

Foto ©Enrico Nawrath

Eccellente anche Ekaterina Gubanova, che ha impersonato una Brangäne capace di passare dal tono materno e preoccupato del primo atto a una solenne, ieratica, sacerdotale caratterizzazione del ruolo nel secondo atto grazie a una voce ampia ed omogenea in tutta la gamma, con acuti lucenti e timbrati. Semplicemente perfetto è l’ unico aggettivo che si possa adattare al König Marke di Georg Zeppenfeld, di gran lunga il miglior basso wagneriano dei nostri tempi, che con la sua voce doviziosa, messa in rilievo da una tecnica eccellente, e il fraseggio di corrusca essenzialità rendeva come meglio non si poteva desiderare il doloroso stupore del personaggio di fronte al tradimento dell’ amico. Markus Eiche, uno tra più eleganti e raffinati baritoni di oggi, è stato un Kurwenal giovanile e a tratti poetico, anche se alcuni momenti del terzo atto sono senza dubbio troppo pesanti per la sua voce. Abbastanza buona è stata anche la resa delle parti di fianco e del coro nei suoi brevi interventi, al di sopra di ogni lode quella dell’ orchestra, che ha realizzato con una precisione millimetrica e una bellezza di suono davvero soggiogante tutte le intenzioni suggerite dal podio. Il successo `stato assolutamente trionfale in entrambe le recite, per questa produzione che senza dubbio si è rivelata come una delle migliori viste negli ultimi anni a Bayreuth.

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