
Foto ©Holger Schneider
Di tutta la programmazione dedicata al repertorio sacro nella Musikfest Stuttgart, il ciclo Sichten auf Bach è quello che fa regolarmente registrare la maggior affluenza di spettatori ed è forse la parte della rassegna che io seguo con maggior piacere. Anche in questa edizione la serie presenta in quattro concerti su sei le consuete proposte di Cantate bachiane, dando la possibilitá al pubblico di confrontare diversi tipi di approcci esecutivi a questo tipo di musica. Per il primo appuntamento di quest’ anno nella Stiftkirche, sede abituale di queste esecuzioni, abbiamo ascoltato il complesso Concerto Copenhagen fondato e diretto da Lars Ulrik Mortensen, sessantaseienne cembalista e direttore danese, che ha fondato questo gruppo ventidue anni fa e lo ha portato a un credito di rilievo nel campo dell’ esecuzione storicamente informata. Il Concerto Copenhagen, la cui attività è documentata da una nutrita discografia che ha ricevuto molti apprezzamenti dalla critica, segue il modello teorizzato anni fa da Joshua Rifkin, con quattro solisti che eseguono anche le parti corali. Il risultato è sicuramente notevole per la chiarezza con cui vengono messi in evidenza tutti gli intrecci contrappuntistici anche grazie all’ abilità del quartetto vocale composto dal soprano Chisa Tanigaki, dal controtenore James Hall, dal tenore Gwilym Bowen e dal basso Tomáš Král. Il programma scelto dal complesso, formato da tre Kantaten appartenenti al periodo iniziale dell’ attività di Bach come Thomaskantor a Leipzig, tra il 1724 e il 1725, era eseguito con una bella energia d’ insieme in una lettura ricca di spunti interpretativi molto interessanti e di grande coerenza stilistica.

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Il giorno seguente abbiamo assistito all’ esibizione del gruppo vocale inglese Solomon’s Knot, complesso vocale e strumentale a formazione variabile che negli ultimi anni si è imposto all’ attenzione della critica internazionale per l’ originalità dei programmi e dell’ approccio interpretativo. L’ ensemble britannico, che ha appena concluso una residence annuale alla Wigmore Hall, ha presentato al pubblico della Stiftkirche cinque Motetten di Bach intervallati da analoghe composizioni di Johann Christoph Bach (1642-1703) figlio di Heinrich Bach, prozio di Johann Sebastian del quale era quindi cugino di secondo grado e che fu per quasi quarant’ anni cembalista e organista nella Hofkapelle del Duca di Eisenach. I Motetten di Johann Sebastian Bach non costituiscono un ciclo unitario, ma furono composti in epoche diverse. Oggi conosciamo sette composizioni di questo tipo anche se gli studiosi bachiani a partire da Forkel, il primo biografo del Kantor, affermano che il compositore di Eisenach ne compose un numero maggiore. Nelle esecuzioni concertistiche si tende ad escludere il Motette BWV 118, in quanto da molti musicologi è considerato una Kantate.
La definizione di Motette appare per la prima volta intorno al XIII secolo, ma la struttura musicale delle composizioni di questo tipo è cambiata nel corso del tempo. Il Choralmotette protestante dell’ età di Bach si basa sull’ impiego delle melodie dei Corali e sul trattamento libero nell’ intonazione dei versi provenienti dai testi sacri. Bach compose questi brani per le funzioni ecclesiastiche o per occasioni ufficiali, come feste commemorative o servizi funebri. Le circostanze precise per le quali essi furono composti sono ancora oggetto di disputa accademica. Nel caso del BWV 225 sono state formulate almeno sei diverse teorie, che variano dal Capodanno a un servizio funebre. il Motette BWV 228 è stato sicuramente scritto per uso commemorativo, fatto che si può presumere anche nel caso dei Motetten BWV 227 e BWV 230.
Dei dodici Motetten rimastici di Johann Christoph Bach, le cui composizioni altamente apprezzate durante la sua vita furono spesso eseguite da Johann Sebastian a Leipzig, il più interessante è probabilmente Der Gerechte, ob er gleich zu zeitlich stirb, che è stato diverse volte registrato in disco e all’ ascolto lascia intravedere numerose affinità stilistiche con i lavori sacri di Johann Pachelbel. L’ esecuzione del Solomon’s Knot, qui presentatosi in un organico composto da otto cantanti accompagnati da un continuo formato da una viola da gamba e un organo positivo, è stata davvero notevole per la bellezza degli impasti vocali e la profonda concentrazione espressiva. Successo di pubblico assai vivo per entrambi i concerti. Il ciclo Sichten auf Bach continuerà nelle prossime giornate della Musikfest.