Ludwigsburger Schlossfestspiele 2022 – Kopatchinskaja Les Adieux

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Foto ©Schlossfestspiele

La Mahler Chamber Orchestra ha preso parte ai Ludwigsburger Schlossfestpiele come prima tappa di una tournée tedesca imperniata su Les Adieux, il nuovo progetto scenico-musicale ideato dalla quarantaquattrenne violinista moldava Paticia Kopatchinskaja. Il complesso basato a Berlino, che quest`anno festeggia i venticinque anni di attività, nacque da una delle tante iniziative di orchestre giovanili promosse da Claudio Abbado, ossia la Gustav Mahler Jugendorchester. Come già era accaduto nel 1981 all’ European Community Youth Orchestra in occasione della nascita della Chamber Orchestra of Europe, un gruppo di strumentisti che avevano dovuto lasciare il gruppo per raggiunti limiti di etá decise di dar vita a una formazione indipendente. Tra i fondatori della Mahler Chamber Orchestra vi erano giovani musicisti di valore come la flautista italiana Chiara Parrini e Antonello Manacorda, che fu il primo Konzertmeister della formazione prima di dedicarsi a una carriera di apprezzato direttore d’ orchestra. Dopo il ritiro di Claudio Abbado la guida artistica della formazione passò al suo pupillo Daniel Harding e dal 2016 a Daniele Gatti che ne è l’ attuale artistic advisor. La Mahler Chamber Orchestra, che tiene 60-70 concerti all’ anno e ha residenze al Lucerne Festival, a Ferrara Musica e a Dortmund, ha raggiunto una posizione preminente nel panorma sinfonico internazionale per la qualità del livello esecutivo e l’ originalità delle proposte artistiche. Un bell’ esempio di quest’ ultimo aspetto si è avuto in questa serata a Ludwigsburg, in cui veniva presentato per la prima volta al pubblico il progetto visivo e musicale concepito da Patricia Kopatchinskaja, un’ artista che alla bravura strumentale unisce una fantasia e una creatività davvero con pochi paragoni nella nostra epoca.

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Foto ©Martin Kalb

Patricia Kopatchinskaja è una musicista dai molteplici interessi, che si dedica con passione al repertorio cameristico e a quello contemporaneo, nel quale ha eseguito in prima assoluta diversi brani scritti appositamente per lei come ad esempio i Concerti per violino e orchestra di Fazil Say, Jürg Wyttenbach e altri lavori di compositori importanti come Heinz Holliger, Ivan Volkov e Gerd Kühr. Il suo violinismo, tecnicamente completissimo sia a livello di condotta dell’ arco che della mano sinistra, è caratterizzato da una sonorità timbricamente stupenda e assai personale. Notevolissima è la capacità di controllare la dinamica e di sfoggiare una paletta di colori cangianti, dai pianissimi al forte, con un dominio pressochè assoluto della proiezione sonora. Ma la cosa che colpisce di più nel modo di suonare della Kopatchinskaja è il modo di fraseggiare, la ricerca di soluzioni interpretative originali e la comunicativa, espressione di una personalità carismatica davvero da concertista di classe superiore.

Con Les Adieux la virtuosa moldava ha voluto mettere in scena una sorta di riflessione sul disastro ambientale che si sta compiendo nel nostro tempo, presentando una scelta di brani che iniziava con la Sesta Sinfonia di Beethoven Pastorale il cui movimento conclusivo era sostituito con la celebre Marcia Funebre dalla Sinfonia Eroica. La musica di sei diversi brani era intrecciata con videoproiezioni su una sorta di velo che stava sospeso sopra i musicisti. Dopo la Marcia Funebre beethoveniana la Kopatchinskaja si è seduta a un pianoforte verticale e ha suonato ha suonato al pianoforte le Geistervariationen, l’ ultimo lavoro composto da Schumann prima del ricovero nella clinica per malattie nervose di Bonn-Endenich dove il compositore terminò i suoi giorni. Senza soluzione di continuità la violinista ha ripreso poi il suo strumento, un bellissimo Prosseda del 1864, per eseguire due struggenti interpretazioni dei movimenti lenti dal Concerto per violino opera postuma di Schumann e dal Concerto N° 1 in la minore op. 77 di Schostakovich, composto nel 1947 ma eseguito solo dopo la morte di Stalin e dedicato a David Oistrakh, che ne fu il primo interprete la sera del 29 gennaio 1955 a Leningrad, sotto la direzione di Yevgeny Mravinsky. Poi, durante l’ esecuzione di Musik zu Peter Weiss‘ ‚Die Ermittlung per nastro magnetico di Luigi Nono, il velo sopra l’ orchestra si abbassava progressivamente sino a ricoprire gli strumentisti come una sorta di lenzuolo funebre e nel silenzio l’ orchestrale Abraham Cuperio entrava lentamente in scena suonando sul Karnyx una sorta di commiato in bilico tra la fanfara e il didgeridoo. Una conclusione suggestiva per una serata davvero originale in cui la Mahler  Chamber Orchestra, i cui componenti suonavano vestiti di nero in maniera molto informale, ha messo in mostra tutte le qualità che ne fanno un complesso di assoluto livello internazionale. Successo vivo, per una serata di quelle che costringono a pensare e porsi domande, davvero toccante per molti aspetti.

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