
Foto ©SWR
Per l’ ultimo concerto dell’ anno 2021, la SWR Symphonieorchester ha presentato la monumentale Quinta Sinfonia di Anton Bruckner, che doveva essere eseguita già lo scorso anno in uno dei programmi poi cancellati a causa delle note vicende. Sul podio il cinquantottenne John Storgårds, violinista e direttore d’ orchestra nativo di Helsinki e anche lui uscito, come tante bacchette finlandesi di rango, dalla prestigiosa Sibelius Academy dopo varie esperienze come strumentista nelle orchestre del suo paese e attualmente impegnato come Principal Guest Conductor della BBC Philharmonic. Dall’ ascolto di questa serata, l’ impressione è stata quella di trovarsi di fronte a un direttore tecnicamente molto sicuro e comunicativo nel gesto, oltre che dotato di chiarezza e lucidità nell’ analisi strutturale della musica. In sintesi, un musicista pienamente all’ altezza delle difficoltà esecutive poste dalla Quinta Sinfonia di Bruckner, una partitura terribilmente impegnativa dal punto di vista tecnico per le proporzioni colossali e la complessità strutturale che la rendono forse il vertice della sapienza compositiva in tutta la produzione del musicista austriaco.
John Storgårds, che ha scelto l’ edizione curata da Leopold Nowak e basata sui manoscritti del 1878, ha scelto una linea interpretativa asciutta e decisamente antiretorica, basata su tempi abbastanza stretti e su un tono di serrato e severo splendore sinfonico. La grandiosa architettura formale del primo movimento è stata resa con molta cura e un eccellente evidenziazione delle linee motiviche, a partire dal tema principale esposto dopo il Corale introduttivo da archi e fiati in progressione seguito poi dal motivo degli archi in pizzicato e da quello intonato dai violoncelli, che ritorna ciclicamente anche nel Finale e che presenta una significativa affinità con la melodia del corno inglese nell’ Adagio della Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvořák. La SWR Symphonieorchester, finalmente ritornata al suo repertorio più congeniale, ha risposto molto bene alle sollecitazioni del podio soprattutto nella sezione degli ottoni, come sempre impeccabile per bellezza di suono, proiezione, precisione nell’ intonazione e bellezza di suono, rotondo e penetrante come solo le orchestre tedesche sanno produrre. Nell’ Adagio la sottolineatura degli squarci cantabili e la concatenazione delle linee melodiche ottenuta da Storgårds è apparsa davvero apprezzabile per la nobiltà ed eleganza del fraseggio, con una resa particolarmente curata delle progressioni modulanti che conducono gradatamente alla conclusione rarefatta in pianissimo, simile all’ inizio. Di buon rilievo anche la resa dello Scherzo, impostato dal direttore finnico su una bella vivacità ritmica che contrastava molto efficacemente con l’ atmosfera crepuscolare dei due Trii. Molto ben riuscita anche l’ esecuzione del Finale, in cui John Storgårds è riuscito a rendere con grande lucidità e chiarezza espositiva le complesse strutture contrappuntistiche nascenti dalle accelerazioni e rarefazioni del primo tema, con il solenne corale modulante degli ottoni che sfocia in un vasto procedimento fugato con pause iniziali spaziate e poi trapassa in una estesissima fuga a due soggetti cui segue uno slanciato episodio su motivi cantabili, luminosi e una ripresa del tema principale del primo tempo, con un affetto trascinante come in poche altre pagine del catalogo sinfonico di Bruckner. Incisiva nell’ esposizione anche la ripresa del Corale che poi, sovrapposto al primo tema, domina tutta la imponente, raggiante conclusione. Nel complesso, un’ interpretazione qualitativamente apprezzabile per la lucidità della concezione d’ insieme e per la splendida prestazione della SWR Symphonieorchester, che ha suonato al massimo delle sue possibilità confermando tutta la sua classe esecutiva da complesso di punta nel panorama sinfonico tedesco. Caldo successo, con lunghi applausi del pubblico della Liederhalle.