SWR Symphonieorchester “Weiterspielen!” – Christoph Eschenbach e Patricia Kopatchinskaja

Foto ©swrclassic.de

Dopo due mesi di inattività anche la SWR Symphonieorchester ha finalmente ripreso a fare musica, sia pure solo in streaming. Facendo seguito ai concerti di musica contemporanea per il ciclo ECLAT l’ orchestra ha presentato il suo primo appuntamento sinfonico alla Liederhalle dopo la pausa e per questa occasione ha invitato a collaborare due musicisti particolarmente legati al complesso. Christoph Eschenbach ha diretto parecchi concerti con la nuova orchestra sia a Stuttgart che in tournée svolgendo quasi un ruolo di direttore stabile ad interim durante le prime stagioni di vita della nuova formazione, mentre Patricia Kopatchinskaja è da molti anni legata da uno stretto legame artistico con i musicisti della SWR e ha suonato molte volte con loro sia prima della fusione delle due orchestre e poi come ospite nel 2016 nella serata inaugurale della prima stagione della SWR Symphonieorchester, ritornando poi altre volte fino al concerto di settembre che ha iniziato questa stagione pesantemente condizionata dal secondo lockdown.

Per i melomani della mia generazione, Christoph Eschenbach è una figura familiare da molti anni sia come direttore che come pianista. Alcune tra le sue incisioni degli anni Settanta effettuate per la Dutsche Grammophon come l’ integrale delle Sonate di Mozart, quella dei Lieder di Schumann con Dietrich Fischer Dieskau e il Primo Concerto di Beethoven sotto la direzione di Herbert von Karajan rappresentano ancora oggi punti di riferimento assoluti della discografia. Sicuramente, la presenza regolare di un musicista prestigioso e dall’ esperienza così vasta è stata di grande giovamento nel processo di sviluppo che un’ orchestra riformata come la SWR Symphonieorchester ha dovuto obbligatoriamente affrontare. Infatti, differenza di quasi tutti i pianisti che salgono sul podio, Eschenbach è veramente un direttore d’ orchestra, in possesso di una tecnica solida affinata sotto la guida e i consigli di Herbert von Karajan e George Szell, che gli permette di tradurre in pratica tutte le concezioni interpretative di una personalità da musicista di altissimo livello. Personalmente ho sempre considerato Eschenbach uno tra i direttori più interessanti fra quelli che ho ascoltato nella mia vita di melomane per la finezza analitica delle sue interpretazioni e la sicurezza che è in grado di trasmettere ai musicisti con i quali collabora tramite una gestualità secca ed essenziale, di grande chiarezza ed efficacia. a tutto questo Christoph Eschenbach unisce una versatilità interpretativa che lo rende in grado di padroneggiare un vasto repertorio che spazia da Mozart fino alla musica del Novecento. L’ altro grande motivi di interesse della serata era costituito dalla presenza presenza come solista di Patricia Kopatchinskaja, quarantaquattrenne violinista nata in Moldavia e naturalizzata austriaca, che in questi ultimi anni si è imposta all’ attenzione del pubblico internazionale come una tra le strumentiste più interessanti del momento. Dopo aver ascoltato alcuni dei suoi ventotto dischi sinora pubblicati, in particolare il recital inciso insieme a Fazil Say, il Concerto di Beethoven con Philippe Herreweghe e il CD con il Concerto di Strawinsky e il Secondo Concerto di Prokofiev registrato con Wladimir Jurowsky e la London Philharmonic, quindi la geniale interpretazione del Concerto di Tschaikowsky insieme a Teodor Currentzis e al suo ensemble Musica Aeterna pubblicata per la SONY, tutti accolti da grande successo di pubblico e insigniti di importanti premi discografici internazionali, ne avevo ricavato l’ impressione di una personalità interpretativa originale e dotata di grande creatività, confermata dagli ascolti dal vivo delle sue esibizioni a Stuttgart e ribadita dalla fulminante esibizione a Baden-Baden nell’ Osterfestspiele 2019 quando fu protagonista di una sensazionale esecuzione del Concerto di Schönberg con Kirill Petrenko e i Berliner Philharmoniker.

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Patricia Kopatchinskaja ama suonare nei suoi concerti un repertorio inusuale e per questo suo ritorno a Stuttgart ha scelto una pagina di rara esecuzione come il Concerto per violino e orchestra in re minore opera postuma di Robert Schumann. Scritto nel 1853 durante gli ultimi momenti di lucidità prima del precipitare della malattia mentale che in due anni avrebbe portato alla morte il compositore renano, il Concerto per violino era stato concepito per il celebre virtuoso Joseph Joachim che però non lo volle mai eseguire a causa dei suoi dubbi, uniti a quelli di Clara Schumann, sulle imperfezioni tecniche della partitura. Questo insieme di motivi, unito al timore mai espresso pubblicamente di una qualche relazione tra la malattia del marito e le sue ultime creazioni, fece sì che al momento dell’edizione dell’ opera omnia schumanniana, tra tutte le sue opere violinistiche venissero pubblicate le due Sonate op. 105 e op. 121 e la Fantasia per violino e orchestra op. 131 mentre il Concerto venne escluso. Tutte le fonti autografe del Concerto pervennero gradualmente in mano di Joachim. Dopo la sua morte nel 1907, il suo archivio completo venne venduto dal figlio alla Preußische Staatsbibliothek di Berlino. Qui il Concerto per violino rimase dimenticato per altri trent’ anni, finché, grazie all’ iniziativa di una nipote del virtuoso, esso venne pubblicato dall’ editore Schott di Mainz nel luglio del 1937 e successivamente eseguito pubblicamente per la prima volta a Berlino dal violinista Georg Kulenkampff con i Berliner Philharmoniker diretti da Karl Böhm. Ad un ascolto odierno, il Concerto appare ricco di pagine caratterizzate da grande raffinatezza e ispirazione come diversi altri lavori dell’ ultima fase creativa schumanniana. Eschenbach lo ha diretto con delicatezza e attenzione ai dettagli, mettendo perfettamente in risalto le qualità espressive del violinismo di Patricia Kopatchinskaja, che ha esibito una qualità timbrica preziosa e un fraseggio di grande ricchezza espressiva. La virtuosa moldava è in grado di trarre dal suo strumento, un violino di Giovanni Francesco Pressenda del 1834, una gamma di tinte che vanno dalla trasparenza dei pianissimi fino a sonorità scure e ambrate, quasi da viola, nei passaggi sulla corda di sol. Senza mai essere prevaricante, la Kopatchinskaja ha condotto il gioco con discrezione anche grazie alla collaborazione di Christoph Eschenbach, che senza trarsi in disparte è riuscito a dosare con grande attenzione i problematici equilibri sonori della strumentazione schumanniana e a modellare la parte orchestrale in perfetta sintonia con la solista, mettendola in grado di esprimere in pieno tutte le caratteristiche del suo fraseggio aggressivo e mordente nei passaggi virtuosistici e pieno di sfumature delicate nei cantabili. Nella pausa dopo il primo tempo Eschenbach ha suonato al pianoforte le prime batture delle Geistervariationen, l’ ultimo lavoro composto da Schumann prima del ricovero nella clinica per malattie nervose di Bonn-Endenich dove il compositore terminò i suoi giorni. Alla fine del pezzo la Kopatchinskaja ha invece eseguito insieme alle prime parti dell’ orchestra Lontano, il quinto dei dodici Microludes op. 13 per quartetto d’ archi di György Kurtág.

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Dopo la pausa, Christoph Eschenbach e la SWR Symphonieorchester hanno eseguito la Sinfonia N° 8 in sol maggiore op. 88 di Antonin Dvořák. Il direttore slesiano ne ha dato un’ interpretazione complessivamente molto ben riuscita, basata su tinte morbide e luminose, decisamente notevole per espressività, slancio e precisione. L’ orchestra ha suonato in maniera tecnicamente molto notevole con un timbro che sembrava compatto e luminoso anche nella resa acustica forzatamente limitata della diretta streaming. Dopo un movimento iniziale diretto da con tempi abbastanza rilassati e senza mai forzare il suono, molto bella è apparsa la resa dell’ Adagio, in cui la morbidezza e luminosità di suono esibite dalla sezione fiati del complesso hanno dato un bel fascino alle linee melodiche, e decisamente lodevole la raffinata flessibilità ritmica di fraseggio che Eschenbach è riuscito a ottenere nello stupendo Allegretto grazioso che per me è la pagina più riuscita di tutta la partitura e uno tra i vertici della produzione musicale di Dvořák. Complessivamente buona mi è sembrata anche la definizione del movimento finale, con il progressivo accumularsi della tensione molto ben reso nelle progressioni ritmiche, senza mai saturare il suono e con gli spunti ritmici di danza popolare molto ben marcati. Dopo questo gradito ritorno, aspettiamo i prossimi appuntamenti concertistici con la SWR Symphonieorchester che verranno presto annunciato. Per ora, si sa con certezza che Teodor Currentzis, lo Chefdirigent del complesso, tornerà a far musica per il pubblico di Stuttgart riprendendo il progetto della Winterreise schubertiana nella versione per tenore e orchestra strumentata da Hans Zender che doveva tenersi in dicembre ma era stato sospeso a causa del lockdown.

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