La Staatsoper Stuttgart ha iniziato la sua attività, con un programma annunciato solo fino al mese di dicembre in attesa di sapere come evolveranno gli sviluppi della pandemia di Sars-CoV-2 che condiziona tuttora i cartelloni del teatri, non solamente in Germania. La direzione artistica del teatro ha dimostrato, durante i mesi seguiti alla riapertura dopo la quarantena, una notevole fantasia e creatività che erano il segno caratteristico anche di questa serata inaugurale, basata su un’ intelligente scelta polistilistica di musiche assai variegate, finalizzata a tracciare un ritratto dei vari aspetti di cui si compone la cultura tedesca di oggi. Una serie di testi poetici che iniziava con la celebre poesia Deutschland. Ein Wintermährchen di Heinrich Heine, letti da Schorsch Kamerun, attore, regista e scrittore oltre che leader della Fun-Punkband amburghese Die Goldenen Zitronen, faceva da filo conduttore a una scelta di musiche in cui si alternavano E- ed U-Musik, secondo la terminologia tedesca utilizzata da Schopenhauer che indica Ernst Musik (musica seria, in pratica la cosiddetta musica classica) e Unterhaltung Musik ovvero musica di intrattenimento. La parte del programma dedicatta alla U-Musik era affidata a Max Herre, quarantasettenne rapper nativo di Stuttgart vincitore di un ECHO Pop oltre che di tre Golden Disk e un Platin Disk per il grande successo di vendite ottenuto con i suoi quattro album in studio finora pubblicati prima col gruppo Freundeskreis e poi come solista.
Dal punti di vista stilistico, Max Herre si ispira nei suoi lavori ad artisti come Jay-Z, ma anche Black Thought, brani come Natty Dread di Bob Marley ma anche Let’s Stay Together di Al Green, la rock band inglese degli anni ’70 Free, musicisti blues della ex DDR come Hansi Biebl e il cantautore Nick Drake, oltre ad altri spunti stilistici presi da musicisti come Jimi Hendrix e Led Zeppelin e soprattutto da Udo Lindenberg, che è considerato il più grande ispiratore della sua produzione. I due lunghi medleys eseguiti da Max Herre e dal suo gruppo, con la partecipazione della cantante berlinese Joy Denalane, sua partner anche nella vita privata, erano sicuramente molto piacevoli dal punto di vista musicale oltre che basati su testi molto interessanti e ricchi di significato. La musica di Max Herre è un esempio di quel rap tedesco abbastanza tendente al melodico che ancora oggi è molto apprezzato dai giovani qui in Germania e risulta gradevole anche all’ ascoltatore non particolarmente esperto di queste tendenze musicali.
Cornelius Meister, che con questa serata dava inizio alla sua terza stagione come Generalmusikdirektor della Staatsoper Stuttgart, era il protagonista della parte classica del programma insieme a Diana Haller, il mezzosoprano croato che in questi anni è divenuta una beniamina del pubblico di queste parti grazie alle sue splendide interpretazioni di ruoli come Cenerentola e Ariodante oltre che alla sua attività come liederista, nella quale è sicuramente da annoverare tra le migliori esecutrici della giovane generazione. Cornelius Meister ha iniziato la serata a sorpresa, attaccando le Metamorphosen di Richard Strauss mentre il pubblico stava ancora prendendo posto in sala. Chi aveva raggiunto il suo posto per tempo ha potuto apprezzare in pieno la lettura intensa, serrata e commossa che il quarantenne direttore di Hannover ha dato di questo splendido commiato dalla musica e dalla vita, uno dei capolavori assoluti dell’ ultima stagione creativa del musicista, vero e proprio epicedio sulla tragedia della guerra e su un’ epoca irrimediabilmente perduta. Successivamente, Meister ha accompagnato Diana Haller al pianoforte in Die alten, bösen Lieder di Schumann, brano conclusivo del ciclo Dichterliebe e in Das Heimweh di Fanny Hensel, la sorella amatissima di Felix Mendelssohn Bartholdy. Come ho già avuto modi di scrivere in altre occasioni, Cornelius Meister è un pianista tecnicamente inappuntabile, dotato di un suono pulito e limpido che si univa efficacemente alla vocalità di Diana Haller nel creare un’ atmosfera complessiva davvero incantevole per bellezza timbrica e fascino nella resa conferita alle linee melodiche oltre che per la perfetta comunanza di idee interpretative fra voce e tastiera. Come si è notato anche nell’ esecuzione di Rheinlegendchen e Das irdische Leben di Mahler, il modo di far musica di Diana Haller e Cornelius Meister mostra una intesa artistica e un’ unità di intenti che rendono la loro collaborazione assolutamente perfetta negli esiti. La cantante fiumana, perfettamente sostenuta da Meister in un continuo reciproco scambio di intuizioni musicali, ha messo in mostra anche in questa occasione una maturità espressiva e una classe nella resa delle sfumature che rendono le sue interpretazioni liederistiche fra le migliori del momento. A completare il programma, Cornelius Meister ha diretto un’ esecuzione intensa e ricca di slancio del movimento finale della Settima Sinfonia di Beethoven e una lettura ricca di belle tinte al pastello del Notturno da Ein Sommernachtstraum di Mendelssohn, bene eseguiti da una Staatsorchester Stuttgart apparsa in eccellente stato di forma. I 340 spettatori che erano riusciti a procurarsi un biglietto hanno applaudito a lungo tutti i protagonisti di una serata originale nell’ impaginazione e sicuramente molto piacevole da ascoltare.