Staatsoper Stuttgart – Littmann-Salon

Foto ©A.T.Schaefer

“Dich, teure Halle, grüß’ ich wieder, froh grüß’ ich dich, geliebter Raum!”. Entrando finalmente, per la prima volta dopo quasi quattro mesi, nella Staatsoper riaperta in questi giorni al pubblico, mi è venuto spontaneo intonare sottovoce l’ inizio dell’ aria di Elisabeth dal secondo atto del Tannhäuser. Non nascondo di essermi fortemente emozionato nel rivedere finalmente il teatro che da quasi vent’ anni è uno tra i punti di riferimento della mia vita di melomane e credo che gli altri spettatori presenti, come sempre in numero limitato causa le disposizioni di sicurezza sanitaria tuttora in vigore, abbiano provato sentimenti di uguale tipo. In attesa della presentazione della stagione 2020/21, che dovrebbe avvenire tra un paio di settimane, la Staatsoper Stuttgart ha riaperto le porte della storica sede costruita nel 1912 da Max Littmann per una serie di concerti liederistici condotti in forma di Salon, ossia di serate composte di musica alternata a conversazioni con un ospite su un tema prefissato. Viktor Schoner, alla sua seconda stagione come Intendant del teatro, si è assunto il compito di condurre personalmente questi incontri la cui parte musicale è affidata ad artisti che fanno parte dell’ ensemble oppure hanno un rapporto stretto di collaborazione con la Staatsoper.

Per la serata a cui io ho assistito, l’ ospite era Ingrid Hamm, sessantacinquenne economista e studiosa di scienze sociali che dal 2003 al 2016 è stata Geschäftsführerin della Robert Bosch Stiftung (la più importante organizzazione filantropica di Stuttgart, fondata nel 1964 per sviluppare i progetti di impegno sociale iniziati da Robert Bosch, il celebre ingegnere e fondatore della ditta omonima) e tuttora è membro del consiglio di amministrazione del Forderverein des Staatstheater Stuttgart. Il dibattito fra Viktor Schoner e la Hamm era dedicato alle prospettive dei progetti di collaborazione con i paesi in via di sviluppo, alternandosi con i brani di una Liederabend di livello artistico davvero molto pregevole. Protagonista era Okka Von Der Damerau, mezzosoprano amburghese da anni membro stabile dell’ ensemble della Bayerische Staatsoper e che qui a Stuttgart ha ottenuto un grande successo personale con la sua splendida interpretazione di Ortrud nel nuovo allestimento di Lohengrin andato in scena nel settembre 2018 e poi ripreso a gennaio di quest’ anno. Okka Von Der Damerau possiede un’ autentica voce wagneriana, potente e dotata di grande proiezione, con acuti squillantissimi e un fraseggio vario, ricco di sfumature ottenute tramite un’ impostazione tecnica di eccellente livello che le permette un dominio sicuro della dinamica e delle sfumature. Da anni la cantante amburghese si dedica intensamente anche al repertorio concertistico in cui ha collaborato con grandi orchestre come la Chicago Symphony Orchestra, l’ Orchestra dell’ Accademia di Santa Cecilia, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunk (dove ha inaugurato la stagione di quest’ anno cantando nella Seconda Sinfonia di Mahler diretta da Daniel Harding), la Israel Philharmonic e la Staatskapelle Berlin. Anche nel campo liederistico la Von Der Damerau possiede un notevole talento interpretativo, grazie a un fraseggio intenso e concentrato, derivato da una sensibilità musicale davvero da artista di grande classe.

In questo concerto Okka Von Der Damerau era accompagnata da Alan Hamilton, pianista e Solorepetiteur texano che alla Staatsoper Stuttgart ha l’ incarico di Studienleiter ossia capo dei maestri collaboratori. Nei Lieder di Johannes Brahms eseguiti in apertura di serata, particolarmente pregevoli erano le esecuzioni di Verzogen e del meraviglioso Von ewiger Liebe op. 43 N° 1, uno tra i capolavori assoluti del catalogo liederistico brahmsiano, tratto dalla raccolta Vier Gesänge für eine Stingstimme mit Begleitung des Pianoforte componirt von Johannes Brahms, scritta tra il 1857 e il 1864 e pubblicata per la prima volta nel 1868. Il testo di August Heinrich Hoffmann von Fallersleben (1798 – 1874), spesso erroneamente attribuito a Josef Wenzig, ha come fonte una canzone popolare in lingua serbo-lusaziana, linguaggio appartenente al ceppo delle lingue sorabe o serbšćina, idiomi slavi occidentali parlati in Germania  nella regione della Lusazia, oggi divisa tra Sachsen e Brandenburg. Un pezzo di una bellezza assoluta e coinvolgente per la perfezione della struttura e la qualità dell’ invenzione melodica, logicamente molto amato dai cantanti, come testimoniato dal gran numero di incisioni discografiche. Okka Von Der Damerau ne ha dato un’ interpretazione di altissimo livello, passionale e intensa, con accenti davvero ispirati. La concentrazione espressiva, il tono scrupoloso e meditato della sezione iniziale e la progressione drammatica della parte centrale, perfettamente assecondata dal pianismo raffinato ed elegante di Alan Hamilton, rendevano questa esecuzione davvero esemplare. Notevolissima anche l’ esecuzione dei cinque Rückert-Lieder di Gustav Mahler, in cui spiccavano particolarmente il tono commosso e intenso di Ich bin der Welt abhanden gekommen e l’ atmosfera di magica sospensione temporale in Um Mitternacht. Per concludere il programma, Okka Von Der Damerau ha mostrato tutta le bellezza e potenza del suo strumento in un’ esecuzione altamente passionale del celebre Cäcilie op. 27 N°2. I pochi spettatori ammessi in sala hanno applaudito freneticamente la cantante amburghese che qui a Stuttgart tornerà presto per diversi altri progetti. Come fuori programma, Okka Von Der Damerau ha voluto eseguire un brano operistico: la canzone di Azucena “Stride la vampa” dal Trovatore, un’ opera da lei recentemente messa in repertorio.

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