Il trentesimo Europakonzert dei Berliner Philharmoniker, che hanno creato questo appuntamento annuale nel 1991 per festeggiare l’ anniversario della loro fondazione avvenuta il primo maggio del 1882, doveva tenersi a Tel Aviv in concomitanza con la visita di Stato del presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier. A causa della pandemia mondiale di Covid-19 i due eventi sono stati annullati, ma l’ orchestra e il suo Chefdirigent Kirill Petrenko hanno deciso di tenere ugualmente il concerto a Berlino, nella Philharmonie senza pubblico e con un programma modificato per adattarsi a un organico da camera che potesse suonare rispettando le regole di distanziamento attualmente in vigore in questo regime d’ emergenza. Il concerto è stato diffuso in streaming gratuito dalla Digital Concert Hall e l’ emittente statale ARD lo ha trasmesso ai telespettatori di 80 nazioni collegate. Era sicuramente un avvenimento di portata straordinaria, essendo questo il primo concerto sinfonico tenuto da una delle grandi orchestre mondiali dopo l’ inizio della quarantena. Il presidente Steinmeier ha voluto essere presente in sala e ha pronunciato un breve discorso, in cui ha sottolineato il valore di questo messaggio di speranza che l’ arte e la musica trasmettono a tutti i popoli. Parole semplici e toccanti senza retorica. “Kunst und Kultur sind für uns Lebensmittel”. Danke Ihnen, Herr Präsident! Al di là del valore artistico, Steinmeier e i Berliner con questo evento hanno mandato un segnale politico molto forte. Hanno liquidato le nostre chiacchiere su egoismo, priorità e ripresa. Wir haben, was wir verdienen, possiamo commentare. Da sottolineare inoltre che i musicisti dei Berliner Philharmoniker e Kirill Petrenko hanno deciso di devolvere i loro onorari e i diritti televisivi del concerto a un’ organizzazione umanitaria che si sta occupando di fornire assistenza ai figli dei profughi rimasti bloccati nei campi delle isole greche.
Proviamo adesso a descrivere l’ esito artistico del concerto, che è stato di livello veramente altissimo. Non vi nascondo che, nonostante il web in questo periodo ci abbia rifornito abbondantemente di registrazioni video di serate concertistiche e operistiche, io ho provato una fortissima commozione vedendo i quindici archi dei Berliner entrare sul palco della Philharmonie e Petrenko inchinarsi davanti a una platea vuota, in un silenzio che produceva un effetto allo stesso tempo terribile e sublime. Credo che tutti quelli che erano davanti alla tv o allo schermo del computer abbiano provato un brivido quando Kirill Petrenko ha dato l’ attacco e si sono levate le prime note di Fratres, un brano tra i più celebri del compositore estone Arvo Pärt scritto nel 1977 per quintetto di archi e quintetto di fiati e in questo caso eseguito nella versione del 1989 per archi e percussioni. Strutturalmente il pezzo è basato su una serie di nove sequenze accordali divise dagli interventi delle percussioni, in una perfetta esemplificazione della tecnica Tintinnabuli creata da Pärt partendo dalle sue esperienze mistiche con la musica dei canti sacri e basata su una voce che arpeggia la triade di tonica mentre l’ altra si muove diatonicamente.
L’ atmosfera del pezzo di Arvo Pärt si collegava idealmente a Ramifications, secondo brano del programma. György Ligeti scrisse questa composizione dedicata a Serge Koussevitzky nel 1968; la prima esecuzione della versione per orchestra d’ archi fu diretta da Michael Gielen con la RIAS Symphonie-Orchester a Berlino il 23 aprile 1969, mentre la rielaborazione per dodici archi solisti, che abbiamo ascoltato in questa occasione, fu eseguita per la prima volta a Saarbrücken il 10 ottobre dello stesso anno con la Kammerorchester des Saarländischen Rundfunks sotto la direzione di Antonio Janigro. Il pezzo è in un solo movimento e gli archi solisti sono divisi in due gruppi il primo dei quali è accordato circa un quarto di tono più alto (con il LA a 453 Hz, prescrive l’ autore) rispetto al secondo. Inoltre, le barre di suddivisione delle battute non indicano alcuna struttura ritmica convenzionale e l’ effetto sonoro è quello di uno scorrere fluido e senza punti di riferimento, una sorta di pulviscolo strumentale in cui l’ impiego dei microintervalli produce un’ atmosfera timbrica quasi da arazzo cangiante, assai fascinosa all’ ascolto.
Il terzo brano in programma era il celebre Adagio op. 11 per archi di Samuel Barber, scritto nel 1938 e particolarmente adatto all’ atmosfera di questi tempi per il suo carattere di triste, introversa malinconia che da sempre lo rende una scelta adatta per cerimonie funebri, come avvenne per i funerali del presidente John F. Kennedy e la commemorazione ufficiale delle vittime dell’ attentato alle Twin Towers dell’ 11 settembre 2001. In tutti e tre i brani, gli archi dei Berliner Philharmoniker, i cui strumentisti si alternavano ad ogni pezzo del programma in modo da coinvolgere alla fine circa una quarantina di orchestrali, hanno offerto una prestazione semplicemente superba superando tutte le difficoltà dovute alla distanza tra i musicisti sotto la guida di un Kirill Petrenko ispirato come non mai, soprattutto nel brano di Barber in cui la struggente cantabilità ottenuta dal direttore russo-austriaco era davvero commovente all’ ascolto. Quando un musicista sa suonare e ascoltare gli altri, non ci sono distanze che tengano.
Straordinaria, considerando il clima e le circostanze, è stata anche l’ esecuzione della Quarta Sinfonia di Mahler nella versione cameristica preparata nel 1922 da Erwin Stein, allievo di Arnold Schönberg, per il Verein für musikalische Privataufführungen fondato a Vienna dal suo insegnante. L’ organico di questa rielaborazione comprende, oltre al soprano solista, uno strumentista per ogni voce del quintetto d’ archi, flauto, oboe, clarinetto, due pianoforti, armonium e percussioni. Non avevo finora mai ascoltato questa trascrizione di Stein della Quarta di Mahler. Non se sia stata l’ emozione suscitata dall’ atmosfera e dal contesto o se sia stato merito della magistrale lettura che ne hanno dato gli strumentisti dei Berliner sotto la guida di Kirill Petrenko, ma io ho in questa esecuzione ho percepito in modo ancora più chiaro e nitido tutta la struttura compositiva e l’ essenza stessa dell’ opera. Stupendi, per bellezza di suono e virtuosismo, tutti gli interventi dei vari strumentisti come il flautista Emmanuel Pahud e l’ oboista Albrecht Mayer, musicisti fra i migliori del mondo, che hanno al loro attivo decine di incisioni discografiche come solisti. La dolcezza trasognata con cui Christiane Karg, trentanovenne soprano originaria della Franken che in questi ultimi anni si è segnalata come una tra le voci più dotate della giovane generazione, ha intonato il Lied Das himmlische Leben posto da Mahler a conclusione della Quarta Sinfonia ha concluso in maniera ideale un’ interpretazione davvero impressionante per profondità di approccio analitico e intensità espressiva. Probabilmente, con l’ orchestra al completo questa sarebbe stata una delle due o tre massime interpretazioni della Quarta di Mahler in assoluto, ma il fascino di questa esecuzione, la partecipazione emotiva di tutti coloro che vi hanno preso parte e l’ atmosfera surreale in cui si è svolta rendevano l’ esperienza assolutamente unica. Alla fine, sono rimasto senza parole e consapevole di aver assistito a un avvenimento che è già nella storia. Un evento paragonabile alla Settima Sinfonia di Shostakovich eseguita a Leningrado nel 1942, durante l’ assedio delle truppe naziste. “No, non muore la musica” disse l’ ottantacinquenne Arturo Toscanini dopo aver ascoltato i ragazzi del gruppo cameristico I Musici che erano andati a suonare in casa sua. E questo è il messaggio lasciatoci dall’ indimenticabile concerto di oggi, che ha acceso una luce intensa di speranza in questi tempi tragici. La musica non si lascia fermare, la musica rimarrà fino a quando esisteranno gli uomini. Grazie ancora ai Berliner Philharmoniker e a Kirill Petrenko!
Grazie! Sono complettamente d’accordo; era una esecuzione da ricordarsi per sempre.
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Sehr schöner Bericht! Habe es leider vergessen einzuschalten! Schön auch der Bogen zu Toscanini.
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Vielen lieben Dank
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