SWR Symphonieorchester – Teodor Currentzis dirige la Nona di Mahler

Foto ©Moritz Metzger

Un’ altra serata da ricordare a lungo, un altro concerto destinato a rimanere nella memoria di quanti hanno avuto la fortuna di essere presenti. Dopo questa fulminante interpretazione della Nona Sinfonia, si può dire ancora una volta con certezza che Teodor Currentzis è un un musicista di straordinaria classe, dotato di una personalità e di una forza evocativa che hanno pochissimi eguali tra i direttori del nostro tempo e che in questa occasione si è confermato interprete mahleriano di levatura assolutamente eccezionale, senza alcun dubbio tra i massimi nella nostra epoca. Facendo seguito alle emozionanti serate che aveva regalato al pubblico di Stuttgart nella sua prima stagione come Chefdirigent della SWR Symphonieorchester, il quarantasettenne direttore greco-russo ha dato inizio alla seconda stagione del suo mandato, dopo aver disdetto il primo appuntamento di settembre per motivi di salute, con un altro successo assolutamente trionfale. Come accade per tutte le esibizioni di Currentzis qui a Stuttgart, i biglietti per le due repliche alla Liederhalle erano andati esauriti con parecchie settimane di anticipo e arrivando in Robert-Bosch-Platz si notava la lunga coda, davanti alla cassa, di appassionati che cercavano all’ ultimo momento di procurarsi un ingresso. E come nelle precedenti serate, l’ attesa del pubblico è stata pienamente ripagata da un’ esecuzione di altissimo livello. Il Mahler di Currentzis, come ho scritto in passato recensendo le sue precedenti esecuzioni, non è mai bombastico, mai esagerato nel fraseggio o nelle sonorità ma, al contrario, lavorato di cesello sulla dinamica e caratterizzato da un clima espressivo intenso e profondo. Parlando della Nona Sinfonia nel consueto format introduttivo da lui tenuto tre giorni prima del concerto, il maestro greco-siberiano ha insistito in maniera particolare sulla posizione del brano come ponte di passaggio verso la Neue Musik e sul carattere dell’ Adagio conclusivo, che nella sua visione rappresenta un addio alla vita carico di nostalgia e di rimpianti per un mondo che non si vorrebbe lasciare. E come sempre al momento dell’ ascolto ci si accorge che quanto affermato da Currentzis a livello teorico viene poi realizzato musicalmente con una coerenza assoluta, ferrea e implacabile.

Foto ©wpsteinheisser

Questa sorta di sospensione spazio- temporale fra passato e futuro era realizzata nella lettura di Currentzis con assoluta lucidità di penetrazione espressiva. Il capolavoro estremo del compositore boemo è infatti una sintesi suprema della sua vicenda artistica, uno sguardo al futuro realizzato con una fantastica retrospettiva sulla storia passata del sinfonismo classico. Come nella Patetica di Tschaikowsky, altro capolavoro realizzato alle soglie della morte, la struttura è impostata con un Adagio finale e il nucleo centrale comprendente due Allegri, in questo caso uno Scherzo e un Rondò. Il direttore greco-russo attacca l’ Andante comodo con un tempo indugiante, sviluppato poi in maniera ritmicamente molto flessibile. Un colore orchestrale malinconico, quasi di luce crepuscolare sottolinea la delicatezza struggente delle linee melodiche punteggiata a tratti da dissonanze evidenziate in maniera tale da sembrare veri e propri scoppi di disperazione. Il tutto si svolge in un clima sonoro fatto principalmente di somma delicatezza e tinte strumentali morbide, sfumate che la SWR Symphonieorchester ha realizzato con una perfezione tecnica davvero da complesso di livello superiore. Con Currentzis sul podio, il carisma del direttore è di una forza tale da spingere gli sttrumentisti a dare il massimo delle loro possibilità e i risultati sono assolutamente stupendi. Come sempre nei concerti di questa orchestra, una menzione particolare va fatta a proposito della sezione archi, di una pasta sonora e omogeneità di cavata che hanno pochissimi eguali oggi nelle formazioni sinfoniche europee. Le ultime battute del primo tempo, con un timbro orchestrale che sembrava quasi evocare un clima di dolorosa e stupefatta rassegnazione, erano assolutamente di una perfezione e di una bellezza. che io poche volte ho udito nelle tante esecuzioni di questa Sinfonia ascoltate nel corso delle mie esperienze concertistiche. Nel blocco centrale dei due movimenti in tempo mosso, il fraseggio di Currentzis si carica progressivamente di un teso, quasi parossistico furore espresivo. Il Ländler dello Scherzo è affrontato in maniera tragicamente sarcastica, quasi come uno spettrale gioco di marionette in cui i legni della SWR Symphonieorchester davano il massimo rilievo agli incisi tragicamente sarcastici che punteggiano la melodia, interrotto solo dalla breve serenità del Trio. Nel Rondò-Burleske la tragicità tocca i massimi vertici. Con un furore quasi espressionista, Curretzis carica progressivamente le sonorità e i ritmi fino ad esplodere letteralmente in una chiusa parossistica, quasi selvaggia in cui l’ orchestra ha compiuto un vero e proprio capolavoro di virtuosismo tecnico.

Foto ©wpsteinheisser

Nel grande Adagio conclusivo, l’ interpretazione di Teodor Currentzis toccava vette assolute di poesia ed eloquenza espressiva realizzate tramite una tecnica direttoriale di altissimo livello. Come pochissimi altri nella nostra epoca, il direttore greco-siberiano riesce a conferire una spazialità quasi tridimensionale al suono, che sembra a tratti quasi aprirsi e ripiegarsi su sè stesso durante l’ esecuzione. La morbidezza delle sonorità smorzate con cui Currentzis ha attaccato la grande melodia su cui è impostato tutto il brano era di un fascino assoluto, ammaliante così come la flessibilità, la nobiltà di canto e il respiro conferito al fraseggio in cui si apprezzava una volta di più il superbo legato della sezione archi. Poi progressivamente la luminosità del timbro si offuscava e il tempo si dilatava progressivamente mentre le sonorità si smorzavano fino ai limiti dell’ udibile. Cun una perfezione assoluta, Currentzis è riuscito a conferire una straordinaria evidenza al progressivo decomporsi della struttura sinfonica e alla rarefazione timbrica delle battute conclusive, riuscendo a creare un’ atmosfera dolorosamente attonita e una tensione espressiva perfettamente adeguate alle caratteristiche di questo straordinario epilogo, nel quale Mahler traduce letteralmente in suoni lo spegnersi della vita. A parte qualche sporadico colpo di tosse, l’ intera Liederhalle in questa conclusione sembrava respirare all’ unisono con i musicisti mentre il suono si assottigliava fino a scomparire nel nulla, accompagnato dal progressivo smorzarsi delle luci in sala. Dopo una pausa di silenzio assoluto, quasi sospeso nel tempo il pubblico è esploso in un applauso travolgente, quasi liberatorio che è durato diversi minuti. Currentzis ha poi preso la parola per introdurre il consueto dopoconcerto dedicato alla musica da camera, denominato Nach(t)konzert che è diventato un appuntamento fisso nelle sue serate. Dopo una pausa siamo quindi ritornati nella Liederhalle per ascoltare una bellissima lettura di Hay que caminar, brano per due violini scritto da Luigi Nono nel 1989 su commissione della WDR suonato dal Konzertmeister Jermolaj Albiker e da Vivica Percy, sua compagna al primo leggio. Con le sue sonorità quasi spettrali, quasi oniriche, questo brano costituiva un commento pressochè ideale alla Nona di Mahler e una conclusione raffinatissima per un altra serata davvero indimenticabile, ulteriore conferma della genialità di un direttore che si propone come un vero e proprio punto di riferimento per la coerenza e l’ abilità tecnica delle sue realizzazioni oltre che per il carisma e la forza di persuasione che lo rendono in grado di ottenere il massimo dagli strumentisti che suonano sotto la sua guida. Attendiamo con la massima impazienza il prossimo appuntamento mahleriano di Teodor Currentzis con la SWR Symphonieorchester che è in programma fra due mesi, quando il maestro eseguirà la Prima Sinfonia.

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